Venne beccato insieme al cugino in possesso di armi. Rimane in carcere Calogero Bellavia, il Tribunale del riesame conferma il no ai domiciliari.
Erano finiti in carcere con le accuse di ricettazione, detenzione e porto illegale di arma clandestina e munizioni. Parliamo dei due favaresi Calogero Bellavia e Antonio Bellavia, rispettivamente di 28 e 45 anni. Lo scorso aprile, il giudice gli ha inflitto tre anni e due mesi di reclusione ciascuno.
Per il più giovane, il Tribunale del riesame ha confermato la decisione della Corte di appello di Palermo alla quale si era rivolto il suo difensore, l’avv. Salvatore Pennica. Calogero Bellavia, ultimo vivandiere del boss Gerlandino Messina, dunque rimane in carcere.
Intanto il processo di appello, nel quale è imputato anche Antonio Bellavia, è stato già fissato: il verdetto del gup di Agrigento, Stefano Zammuto, sarà discusso il 28 febbraio. Gli atti che riguardano il 45enne sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica. Antonio Bellavia, accollandosi il possesso delle armi, avrebbe implicitamente accusato i carabinieri di avere redatto un falso verbale.
I due cugini vennero arrestati nel giugno del 2017 dai carabinieri di Favara. Vennero fermati a bordo di un’auto mentre stavano percorrendo via Che Guevara e ritrovati in possesso di due pistole, una “Taurus” e una “Smith e Wesson” con matricola abrasa. Matricola il cui numero era stato quasi interamente ricostruito lo scorso 25 settembre grazie agli accertamenti tecnici eseguiti sulle due armi da fuoco presso il laboratorio del Ris di Messina. Per la “Taurus” invece venne accertato che risultava rubata nel 2010 a Carmelo Nicotra, il favarese destinatario dell’agguato compiuto il 23 maggio del 2017 in via Torino. I due Bellavia poi vennero iscritti nel registro degli indagati per aver preso parte all’agguato dove Nicotra ne uscì miracolosamente salvo.
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