I due coniugi di Naro, accusati di aver segregato il nipote disabile 33enne legandolo al letto con una catena alla caviglia, sono stati ascoltati in Tribunale ad Agrigento. Si dicono dispiaciuti e scossi. Hanno chiesto perdono.
La vicenda della casa degli orrori di Naro si è allargata a livello nazionale con spazi televisivi in note trasmissioni.
I coniugi di Naro, arrestati per aver segregato il nipote disabile 33enne legandolo al letto con una catena alla caviglia, sono stati ascoltati dal Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco, e hanno ammesso i fatti contestati. Si sono detti “dispiaciuti e scossi” e hanno anche chiesto “perdono”.
Per il giudice, che ha convalidato l’arresto meno di tre ore dopo l’interrogatorio, i due hanno agito con insensibilità e crudeltà nei confronti di un giovane disabile, mostrando di essere privi del più elementare senso di pietà nei suoi confronti.
Gli zii del disabile, rappresentati dall’avvocato Alba Raguccia, sono indagati per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona. Il ragazzo era stato affidato alla donna, che percepiva per questo l’indennità di accompagnamento, in seguito ai problemi psichici della sorella.
Dopo intercettazioni e pedinamenti, i carabinieri hanno fatto irruzione all’interno della loro abitazione e hanno liberato il ragazzo in catene.
Il disabile, sostiene l’accusa, sarebbe stato anche percosso e umiliato in diverse circostanze. La stessa donna, che ha risposto all’interrogatorio, ha ammesso di averlo insultato spiegando di averlo fatto perché la faceva innervosire. Il marito di lei ha rilasciato invece dichiarazioni spontanee.
Entrambi hanno però fornito delle giustificazioni spiegando che nei mesi precedenti, il ragazzo si era allontanato dall’abitazione, facendo perdere le sue tracce. Era stato ritrovato molti giorni dopo, una volta in Calabria e l’altra in Campania. La vicenda era anche stata oggetto di alcuni servizi della trasmissione Rai “Chi l’ha visto”.
La situazione dei coniugi di Naro, che dovevano accudire il disabile, era stata segnalata anche ai servizi sociali del Comune. L’inchiesta, che ha portato all’arresto dei due coniugi da parte dei carabinieri, è stata coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dal pm Gloria Andreoli.
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