Opere pubbliche, edilizia, racket, spaccio di stupefacenti, gioco d’azzardo, attività politico-amministrativa. Questi i settori, secondo l’ultima relazione della DIA relativa al primo semestre del 2018, dove agisce Cosa nostra agrigentina.
Dalle opere pubbliche alla filiera agroalimentare, dalle fonti energetiche alternative allo stato di emergenza ambientale e ai finanziamenti pubblici alle imprese. Sono questi, secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia relativa al primo semestre del 2018, i settori dove Cosa nostra agrigentina ha dimostrato in più occasioni di saper lucrare.
“Cosa nostra condiziona, infatti, lo sviluppo della provincia continuando a ingerire nel campo dell’imprenditoria e delle opere pubbliche. Un’opera di infiltrazione – si legge nella relazione DIA – realizzata attraverso il condizionamento delle gare di appalto, danneggiamenti e minacce di vario genere, reati contro la Pubblica Amministrazione, nonché garantendosi il controllo degli impianti per la produzione di calcestruzzo e, in genere, dei materiali necessari per l’edilizia”.
Tra le attività di Cosa nostra, poi, la DIA evidenzia il ruolo fondamentale delle estorsioni, utili all’organizzazione non solo per garantirsi liquidità ma anche per il controllo del territorio. Il racket si realizzerebbe spesso anche con l’imposizione di manodopera e forniture di mezzi e materiali.
“Altrettanto significativi – scrive la DIA nel rapporto semestrale – rimangono il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Anche il settore delle scommesse e del gioco continua a porsi, con sempre maggiore frequenza, come un terreno di investimento per le consorterie mafiose, che operano attraverso l’imposizione e la gestione di slot-machine all’interno di esercizi commerciali, spesso intestati a prestanome”.
Ma, oltre all’imprenditoria e al settore commerciale, la criminalità organizzata, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, è dotata di forte capacità di penetrazione e di condizionamento anche nell’attività politico-amministrativa. In questo “quadro”, per la provincia di Agrigento, rientrano il coinvolgimento dell’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, nell’operazione Montagna scattata a gennaio del 2018; l’insediamento poi a marzo dello stesso anno di una Commissione prefettizia di accesso presso lo stesso Ente, per verificare l’eventuale infiltrazione o condizionamento da parte della criminalità organizzata e il mese successivo lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Camastra per presunte ingerenze mafiose.
Commenta articolo