Ribisi è stata interrogata davanti la Corte di assise di Agrigento presieduta da Luisa Turco con a latere Francesco Paolo Pizzo. Per il pm Matteo Delpini, la donna, avrebbe avuto contrasti di natura economica con il cognato, ma durante il processo si è difesa negando il tutto ed aggiungendo: “Quel giorno ho chiamato mio cognato perché un mio conoscente voleva acquistare un’auto da lui”.
Secondo quanto ricostruito dalla 40enne, ci sarebbe stato un malinteso tra i due che ha fatto scatenare la reazione di Damiano Caravotta e di sua moglie. Quest’ultima –secondo quando raccontato da Giuseppina Ribisi– si sarebbe recata dentro la loro casa, aggredendola. Poi la sparatoria al buio che non avrebbe permesso alla 40enne di vedere bene.
Ricordiamo che a sparare fu il figlio minore di Giuseppina, già condannato dal GUP del Tribunale dei minori a dieci anni di reclusione.
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