A sei mesi dallo scorso 31 marzo, quando avvenne l’omicidio di Lorena Quaranta, la giovane studentessa di medicina 27enne di Favara uccisa a Furci Siculo, paesino della provincia di Messina, si aggrava la posizione di Antonio De Pace, l’ex fidanzato della giovane con la quale conviveva.
La Procura della Repubblica del Tribunale di Messina ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Ad Antonio De Pace, oltre all’omicidio, vengono contestati molti aggravanti tra cui quello di premeditazione.
Nelle carte è indicato il modo in cui De Pace avrebbe ucciso Lorena.
Secondo il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Roberto Conte del Tribunale di Messina, l’omicidio sarebbe stato l’esito di una lite.
De Pace l’avrebbe colpita con un oggetto contundente alla fronte, quindi l’avrebbe strangolata fino a causarle un arresto cardio-respiratorio.
Tre le aggravanti contestate a De Pace nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.
L’uomo avrebbe commesso il fatto “contro persona legata al colpevole da relazione affettiva e con esso stabilmente convivente”. Secondo l’accusa avrebbe anche “commesso il fatto con premeditazione”. Il Sostituto procuratore sottolinea che prima di commettere l’omicidio De Pace avrebbe inviato due messaggi WhatsApp alla sorella e al fratello, con i quali avrebbe manifestato la volontà di trasferire i propri risparmi, accumulati nel proprio conto corrente, ai nipoti; messaggi che avrebbe poi cancellato dal suo cellulare per non lasciare traccia.
Inoltre De Pace avrebbe commesso il fatto “per motivi abbietti e futili” usando come pretesto una lite incorsa con Lorena.
Adesso Antonio De Pace ha tempo fino a venti giorni per presentare memorie, produrre documenti e quant’altro, rilasciare dichiarazioni o chiedere di essere sottoposto a interrogatorio.
I familiari di Lorena sono assistiti sin dall’inizio dall’avvocato Giuseppe Barba del foro di Agrigento.
Antonio De Pace è assistito dagli avvocati Ilaria Intelisano del foro di Messina e da Bruno Ganino del Foro di Vibo Valentia.
A maggio scorso i RIS di Messina erano stati all’opera per gli accertamenti tecnici non ripetibili.
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