Intanto, dopo l’accaduto in consiglio comunale, arriva oggi una nota del vicepresidente del consiglio Giuseppe Nobile, il quale afferma di essere dispiaciuto per l’accaduto e che stima la Stampa ma ha dovuto farlo… perché “chi presiede i lavori consiliari non può e non deve in alcun caso permettere la mancanza di rispetto delle norme, delle regole di sano e civile atteggiamento nei confronti del consiglio comunale”.
“Le ultime vicende che hanno interessato il consiglio comunale di Favara non possono sicuramente essere annoverate tra le pagine più belle della storia istituzionale della massima assise cittadina”. A parlare è il vicepresidente del consiglio comunale Giuseppe Nobile dopo il fatto successo martedì scorso in consiglio comunale. Fatto che ha visto “buttare fuori” dall’aula consiliare un collega giornalista reo di aver alzato la voce dopo le reiterate accuse di alcuni consiglieri comunali contro la Stampa.
“L’organo consiliare è disciplinato da apposito regolamento comunale -dice Nobile- ed è dovere di chi presiede i lavori farlo osservare e rispettare non solamente da chi partecipa attivamente ai lavori ma anche da chi assiste in altra veste. L’increscioso episodio accaduto durante la seduta di qualche sera fa –scrive Nobile- ha purtroppo lasciato strascichi e polemiche poco piacevoli per ognuno di noi. La libertà di stampa è sacra e inviolabile fin dove, comunque, questa –prosegue- non vada a contrastare le norme regolamentari e queste non ammettono l’intervento del pubblico in qualunque veste questi si presenti; le istituzioni sono chiamate a rispettare il lavoro dei giornalisti ma questi non sono esenti dall’osservanza delle norme”.
Per Nobile chi presiede i lavori consiliari non può e non deve in alcun caso permettere la mancanza di rispetto delle norme, delle regole di sano e civile atteggiamento nei confronti del consiglio comunale.
“Dispiace infinitamente in modo personale e in veste istituzionale quale vicepresidente del Consiglio –continua Nobile- l’avere dovuto ricorrere a una forma estrema di richiamo nei confronti della stampa per potere permettere il regolare svolgimento dei lavori e, probabilmente, la pesante tensione sviluppatasi in aula mi ha portato a utilizzare termini non consoni e sicuramente forti. Auspico –conclude- che la professionalità e la compostezza diventino patrimonio comune di tutti noi nelle future sedute, fermo restando il rispetto e la stima personale e istituzionale verso gli organi di stampa e i loro addetti”.
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