Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero stati simulati trasporti di prodotti alcolici presso un deposito fiscale fittizio italiano, consentendo ad altri depositi fiscali esteri la creazione di ”sacche di evasione fiscale” attraverso la vendita ”in nero” – fuori dallo stivale – di alcolici realmente esistenti ma solo sulla carta trasferiti in Italia.
Sarebbero 60milioni i litri di birra e superalcolici fittiziamente movimentati per i quali, in caso di immissione nel commercio italiano, l’accisa evasa sarebbe pari a circa 26milioni di euro. A questa cifra vanno aggiunti circa 6milioni di euro di I.V.A, oltre a tutte le Imposte Dirette che ne conseguono.
I reati contestati sono dunque l’ ”associazione per delinquere finalizzata al falso e alla frode fiscale con l’aggravante della transnazionalità”. La presunta cellula criminale si inserirebbe – nel quadro investigativo – come ”appendice” di quella individuata nell’operazione ”Criminal Drinks”, portata a termine nel corso dei mesi di luglio e novembre 2016 con l’esecuzione di numerosi fermi e l’attuazione di due mandati di arresto europeo in territorio britannico e belga.
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