Accertamenti irripetibili sul luogo dell’incidente sono stati eseguiti ieri mattina. Presenti i vigili del fuoco e i carabinieri della Stazione di Naro, oltre ai consulenti nominati dal sostituto procuratore Salvatore Vella, titolare del fascicolo d’inchiesta aperto sul caso dalla Procura della Repubblica.
Secondo le ricostruzioni, quel giorno le due vittime dovevano effettuare dei lavori di manutenzione alle pompe idrauliche della diga; si trovavano a bordo di un montacarichi quando questo si ruppe facendo precipitare i due operai da un’altezza di circa 32 metri.
Proprio sul montacarichi, ieri, si sono concentrati gli accertamenti. Lo stesso è stato smontato e trasportato in una officina per essere sottoposto a particolari esami. Si dovranno accertare quali erano le reali condizioni dell’attrezzo e la qualità dei materiali che lo compongono.
Fin da subito si era pensato infatti che proprio le dubbie condizioni del montacarichi, risultato essere ”tecnicamente non adeguato” al trasporto di persone, fossero la reale causa dell’incidente mortale.
Il fascicolo d’inchiesta per ”omicidio colposo” aperto dalla Procura, pochi giorni dopo quel fatidico 9 ottobre, vedeva due indagati: il dirigente regionale del dipartimento Acque e Rifiuti, Gaetano Valastro, 52 anni di Catania, e il titolare della ditta che si occupa della manutenzione degli impianti della diga Furore, nonché datore di lavoro delle vittime, il 53enne raffadalese Francesco Mangione. Al registro degli indagati però sarebbe stato aggiunto un terzo soggetto, un operaio che – il giorno dell’incidente – avrebbe movimentato il montacarichi.
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