Arrivano condanne e assoluzioni nel rito abbreviato del processo scaturito dall’inchiesta “Montagna”, che avrebbe sgominato un maxi mandamento delle cosche mafiose agrigentine. La pena più alta è andata al presunto rampollo della famiglia di Santa Elisabetta e capo del mandamento. Tra le assoluzioni, la più “eccellente” è quella di Pasquale Fanara, che era stato accusato dai pm della Dda di Palermo di essere il presunto boss della famiglia mafiosa di Favara.
35 condanne, 19 assoluzioni, un totale di oltre tre secoli di carcere nei confronti dei presunti vertici e affiliati delle nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento sgominate il 22 gennaio del 2018 nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna”.
A decidere le sentenze, per quello che è stato lo stralcio in abbreviato del processo scaturito dall’inchiesta, è stato il Gup di Palermo, Marco Gaeta. I pm della Dda avevano chiesto 54 condanne per oltre 600 anni di carcere. Le pene decise sono già ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato.
Il nuovo presunto mandamento che è stato disarticolato veniva chiamato, appunto, “Montagna”. A dare un contributo decisivo agli inquirenti, dopo gli arresti, è stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, considerato l’ex capomafia di Favara, condannato a 8 anni di reclusione con il riconoscimento delle attenuanti speciali previste dalla legge sui pentiti.
La pena più alta, 20 anni di reclusione, è stata inflitta al rampollo della famiglia di Santa Elisabetta, Francesco Fragapane, 39 anni, presunto capo del neonato mandamento della “Montagna” e figlio dell’ex capo provinciale di Cosa Nostra agrigentina, l’ergastolano Salvatore Fragapane.
Tra le assoluzioni, la più eclatante è quella di Pasquale Fanara, considerato dall’accusa – che aveva chiesto per lui 20 anni di carcere – il presunto capo della famiglia mafiosa di Favara. Come detto, è stato invece assolto e immediatamente scarcerato. Tra i volti favaresi coinvolti nel maxi processo, oltre a Fanara, in questo stralcio abbreviato ne sono stati assolti altri tre: si tratta di Stefano Di Maria, di Giuseppe Blando e dell’imprenditore Salvatore Vitello.
Intanto, davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, si sta svolgendo il processo che segue il rito ordinario. Tra i sei imputati figura anche l’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sabella, secondo l’impianto accusatorio, avrebbe stretto un patto elettorale con il presunto boss del paese, Giuseppe Nugara, che prevedeva uno scambio di favori.
Nugara, da mesi ormai in regime 41 bis, è tra i 35 condannati dello stralcio abbreviato, il terzo tra le pene più alte inflitte: per lui il giudice ha deciso 19 anni e 4 mesi di reclusione. Il Comune di San Biagio Platani venne sciolto e affidato a una commissione straordinaria per ingerenze della criminalità organizzata.
Commenta articolo