Sono stati gli stessi proprietari a rivolgersi a terzi per coprire artisticamente le scritte razziste e la svastica dipinte sul muro. Dal Comune non è mai arrivato nessun contatto. Queste le precisazioni giunte alla nostra redazione dei proprietari dell’immobile deturpato e poi ripristinato di via Padre Francesco Schifano, a Favara, intorno al quale è sorta la polemica dopo che in questi giorni è stato realizzato un murales che ha coperto le incresciose scritte.
Sulla polemica in seguito alla copertura delle scritte razziste e della svastica sorte all’inizio dello scorso febbraio sul muro di una palazzina di via Padre Francesco Schifano, a Favara, arrivano le dichiarazioni dei proprietari dell’immobile che confermano come il murales, sorto al posto delle precedenti iscrizioni, sia stato effettuato per loro volontà e con il loro consenso.
Le precisazioni della famiglia Palamenga arrivano alla nostra redazione con l’intento di evitare che gli stessi proprietari dell’immobile deturpato e poi ripristinato di via Padre Francesco Schifano vengano ulteriormente inseriti all’interno di chiacchiere di stampo politico. La famiglia, residente all’estero, e precisamente in Francia, è venuta a conoscenza delle incresciose scritte apparse nel febbraio scorso sul muro di casa tramite il nostro articolo pubblicato sul sito di informazione online siciliatv.org.
“In seguito al degrado del nostro muro – scrive Maria Elena Palamenga, una dei proprietari – abbiamo contattato i carabinieri che hanno fatto il necessario e ci hanno autorizzato a rimuoverlo. In quanto proprietari abbiamo preso contatto, su nostra iniziativa da più mesi, con una personalità di influenza artistica di Favara per fare emergere al posto della svastica un’iniziativa artistica”.
Secondo quanto assicurano i proprietari, i terzi a cui si sono rivolti, insieme all’associazione LiberArci e ai due artisti locali che hanno poi realizzato il murales, in questi giorni hanno proposto il bozzetto. Il progetto è stato accettato con un accordo scritto e realizzato praticamente il giorno dopo.
“L’associazione, che era sul posto, ha quindi avuto il nostro accordo scritto – ribadisce la signora Maria Elena -. Ringraziamo peraltro questi due artisti per la loro disponibilità e per il loro gesto benevolo”.
La famiglia Palamenga ha poi precisato: “Il Comune non ci ha mai contattato al riguardo, che sia semplicemente per coprire temporaneamente questo orrore subito dopo il fatto, né per un eventuale azione per il giorno della Legalità”.
Viene dunque da chiedersi, -aggiungiamo noi- come l’assessore Pecoraro intendeva coprire le scritte razziste in occasione della prossima festa della Legalità?
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