Sono passati 51 anni dal terremoto che nel ’68 ha disastrato i territori della valle del Belìce. Alcune zone colpite, ancora oggi, aspettano di essere urbanizzate e recuperate. Consiglieri comunali e amministratori di Santa Margherita Belìce oggi in consiglio comunale a Roma e precisamente in Piazza Montecitorio, dove sorge il parlamento nazionale, per dare voce alle ferite rimaste aperte dopo quel tremendo sisma.
Con oggi sono passati 51 anni. Era il 1968 quando un forte sisma ha distrutto gran parte della valle del Belìce, un triangolo fra Palermo, Marsala e Agrigento. Dalle 13.29 di domenica 14 gennaio alle 23.20 di lunedì 15, sedici violente scosse hanno interessato queste tre province.
Il terremoto ha raso al suolo, letteralmente cancellato, i paesi di Gibellina, Montevago e Salaparuta. Gravemente danneggiati Poggioreale, Salemi, Santa Ninfa, Santa Margherita Belìce, Roccamena. I morti si contavano a centinaia, 351 in totale. Per quattro, cinque giorni a migliaia si aggiravano fra le macerie alla ricerca di congiunti dispersi. Vi sono stati casi di gente estratta viva dalle macerie anche dopo quattro giorni.
Il 20 gennaio, in un caos di uomini e mezzi inviati per i soccorsi senza alcun coordinamento, la valle del Belìce venne poi investita da una pioggia torrenziale: la temperatura scese notevolmente e il fango finì l’opera di distruzione. Numerosi accampamenti e tendopoli approntate dall’Esercito, gli unici a dimostrare un minimo di organizzazione, vennero spazzati via dalla furia del vento.
Il dramma della Sicilia ha commosso tutta la comunità. Aiuti e soccorritori arrivarono da ogni parte d’Italia e d’Europa. Eppure il terremoto del ’68, ancora oggi, è una ferita difficile da rimarginare per gli abitanti e i luoghi interessati.
A Roma, ieri, è arrivata una nutrita rappresentanza di consiglieri comunali e amministratori del Comune di Santa Margherita Belìce. Questa mattina hanno tenuto una seduta del consiglio comunale a Piazza Montecitorio, davanti alla sede della Camera dei Deputati. L’iniziativa ha avuto il supporto da varie parti – anche dal Governatore Nello Musumeci – e vuole dare un forte segnale da parte della comunità di Santa Margherita che, dopo 51 anni, chiede la definitiva chiusura del capitolo “ricostruzione”.
Un intero quartiere belicino, il Pasotti, con ben 500 abitanti, è ancora privo di opere di urbanizzazione. Niente strade, marciapiedi, pubblica illuminazione. 84 famiglie margheritesi attendono ancora di potersi costruire la prima casa, 42 proprio in questo quartiere.
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