Un condannato nell’ambito dell’operazione Fratellanza, svoltasi a Favara nel 2000 e che vide coinvolte 34 persone, non dovrà pagare le spese processuali e di mantenimento in carcere. La decisione è arrivata a seguito di una nuova udienza celebrata venerdì scorso al Tribunale di Agrigento. Il magistrato di Sorveglianza, ha accolto le difensive degli avvocati Gerlando Vella e Giuseppe Limblici che hanno ribadito i principi secondo i quali la remissione del debito deve essere concessa a chi durante la detenzione carceraria abbia tenuto una buona condotta e nei confronti di chi nonostante sia in possesso di uno stipendio, il pagamento di una somma così elevata possa compromettere il percorso del reinserimento sociale.
L’uomo, S.V. queste le sue iniziali, avrebbe dovuto pagare, a seguito della sentenza di condanna della Corte d’Appello di Palermo del 2005, la somma di 561.200,00, Euro gravante in solido con gli altri coimputati.
Circa un anno fa il favarese, aveva già chiesto la remissione del debito. Richiesta che però venne negata dal Magistrato di Sorveglianza di Agrigento. Ma grazie alle arringhe degli avvocati Vella e Limblici, la prima sezione penale della Suprema Corte di Cassazione che ha accolto la richiesta, ha mandando indietro gli atti ad Agrigento per una nuova udienza, conclusasi adesso positivamente.
Operazione Fratellanza del 2000. Un condannato esonerato dal pagare le spese processuali
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