Ieri a Palermo c’è stata la manifestazione organizzata dalla Federazione Movimento NOI LIBERI regionale mirata a chiedere una maggiore tutela dei diritti dei disabili.
L’integrazione dei disabili nella vita della società, infatti, deve necessariamente comportare un ampliamento dei diritti e delle tutele.
Proprio per ribadire le priorità indispensabili e sottolineare le necessità impellenti, davanti al Palazzo della Regione in Piazza Parlamento, ieri è arrivata una grande folla di persone provenienti da tutta la Sicilia. C’erano disabili con i loro familiari, associazioni e onlus del settore ma anche privati cittadini e sindaci di diversi comuni della Regione.
Tra questi non potevano mancare i due fratelli Alessio e Gianluca Pellegrino, noti per il servizio andato in onda su “Le Iene” lo scorso anno, che, per l’occasione, sono stati intervistati dall’inviata Stefania Petyx di Striscia la Notizia arrivata in compagnia del suo bassotto.
Tutti hanno rivendicato risposte dal governo e deputazione regionale sull’assegno di cura, proprio nelle ore nelle quali è in discussione all’Ars la legge di stabilità regionale.
“Nella legge finanziaria che è stata predisposta ci sono tanti dubbi che lasciano pensare che la condizione dei disabili gravi potrebbe addirittura peggiorare -hanno detto in diversi- non possiamo accettare contentini. Abbiamo bisogno di garanzie certe”.
Prendendo la calcolatrice in mano i conti sembrano non tornare. Allo stato attuale si applica una distinzione tra “disabili gravissimi” e “disabili gravi” stanziando fondi per una categoria e lasciando, a un generico “prossimo futuro”, la promessa di un nuovo decreto che possa regolarizzare la condizione della seconda.
Una nebulosa ancora troppo fitta per poter essere tollerata e, dal manifesto che sta circolando durante questa manifestazione civica in Piazza Parlamento, si ribadisce che “negare un diritto è negare la persona”.
Quello che viene chiesto non è la formulazione di nuove normative ma, semplicemente, l’applicazione dell’articolo 14 della legge 328 del 2000.
Non si chiedono progetti e proposte “tampone” o cerotti di emergenza ma un piano di gestione della disabilità che garantisca, nel breve e lungo termine, l’assistenza ai disabili gravi e gravissimi.
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