Inchiesta “Duty Free” che ipotizza presunte tangenti all’Agenzia delle Entrate in cambio di annullamenti di sanzioni tributarie. 12 gli imputati nel processo ordinario. I giudici ammettono le intercettazioni come prove utilizzabili.
L’operazione aveva portato nel 2015 all’arresto di diverse persone con l’ipotesi di un giro di tangenti all’Agenzia delle Entrate di Agrigento in cambio di favori e annullamenti di sanzioni tributarie. Il troncone del processo portato avanti con il rito abbreviato si è concluso con 8 assoluzioni e 3 condanne. Prosegue invece adesso quello con rito ordinario che vede al banco degli imputati 12 persone accusate a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio e truffa ai danni dell’Agenzia delle Entrate. Il processo è conosciuto alla cronaca con il nome di “Duty Free”.
Processo che, causa cambio di giudici, è partito un po’ a rilento. A presiedere il collegio è il magistrato Angela Wilma Mazara. I particolari dell’inchiesta sono stati descritti in aula dal colonnello della Guardia di Finanza Antonio Cecere, primo teste del pm Emiliana Busto.
“Non avevamo mai sospettato che i dirigenti e i funzionari dell’Agenzia delle Entrate, con cui avevamo rapporti istituzionali e lavoravamo in sinergia – avrebbe spiegato il colonnello – potessero essere corrotti o intascare tangenti”. La “matassa” sarebbe stata scoperta quasi per caso grazie alle intercettazioni del favarese Antonio Vetro, consulente contabile imputato nell’inchiesta.
“Ho effettuato due pedinamenti nel 2013 – avrebbe aggiunto il finanziere – e ho visto che Vetro regalava una cassetta di pesce al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Pietro Pasquale Leto, e abbiamo capito che bisognava approfondire questi rapporti”. Con alcune intercettazioni sarebbero stati accertati altri episodi del genere, in uno di questi Vetro avrebbe dato un pc a un funzionario dell’Agenzia.
Proprio riguardo alle intercettazioni e ad alcuni atti, la difesa aveva chiesto in precedenza ai giudici di dichiararli inutilizzabili causa una presunta violazione dei termini di indagine. La richiesta è stata rigettata e le prove sono state ammesse. Si tornerà nuovamente in aula il prossimo 19 novembre.
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