La difesa di Raimondo Burgio, ottenuti i domiciliari, non pare intenzionata a presentare ricorso al tribunale del Riesame. La vicenda è quella legata all’omicidio del 45enne bracciante agricolo Ignazio Scopelliti, avvenuto lo scorso 2 novembre a Palma di Montechiaro. Burgio, cognato della vittima, avrebbe confessato di avere sparato.
Il gip Stefano Zammuto non aveva convalidato il fermo, disponendo piuttosto la custodia cautelare agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. La difesa del 35enne Raimondo Burgio – reo confesso dell’omicidio del cognato Ignazio Scopelliti, 45enne, avvenuto lo scorso venerdì 2 novembre a Palma di Montechiaro – dopo avere ottenuto i domiciliari avrebbe deciso di non impugnare l’ordinanza del giudice; ma nei prossimi giorni potrebbe essere il pm Emiliana Busto (se lo riterrà opportuno) a chiedere al Riesame l’applicazione della misura della detenzione in carcere per Burgio.
L’omicidio avvenne in mattinata in via Palladio, nel pieno centro della città del Gattopardo. Scopelliti è stato freddato a colpi di pistola. Subito l’attività dei carabinieri aveva portato a restringere il cerchio delle indagini sui parenti acquisiti della vittima, in particolare sul cognato Burgio e sul padre di quest’ultimo.
Inizialmente il 35enne avrebbe negato e il genitore avrebbe provato ad accollarsi la responsabilità dell’assassinio. Appreso del fatto che alcune telecamere avrebbero immortalato la scena del crimine, Burgio avrebbe poi confessato di avere sparato perché intimorito dal fatto che sapeva che Scopelliti girava armato di coltello e che, avvicinatosi il giorno dell’omicidio con fare minaccioso, avrebbe potuto fare del male a lui o alla madre.
Pare che la famiglia del 35enne abbia in precedenza sporto denuncia in Procura per una situazione sempre più complicata tra Scopelliti e sua moglie, sorella del presunto omicida.
(In foto, il luogo del delitto e la vittima Ignazio Scopelliti)
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