È arrivata la sentenza di condanna per il palermitano Giovanni Riggio, reo confesso dell’omicidio del favarese Giuseppe Mattina. Per il giudice non c’è stata crudeltà e lo condanna a 12 anni di reclusione. Per l’avv. Salvatore Cusumano, legale della famiglia Mattina: “Sentenza ingiusta”.
Uccise il socio in affari con 27 coltellate. È stato condannato a 12 anni di reclusione il parlemitano Giovanni Riggio, reo confesso dell’omicidio del meccanico favarese Giuseppe Mattina.
A emettere sentenza, nel primo pomeriggio di ieri, al processo celebrato con il rito abbreviato, è stato il giudice del Tribunale di Agrigento Gianfranca Claudia Infantino. Per il giudice non c’è stata la crudeltà e ne ha escluso l’aggravante e concesso le attenuanti generiche.
Il Pm Simona Faga invece chiedeva per Riggio una condanna a 30 anni di reclusione ritenendo che abbia agito con crudeltà.
Ricordiamo che l’omicidio avvenne nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 2017 all’interno di un capannone sito nella zona industriale tra Agrigento e Favava.
La difesa dell’imputato, rappresentata dall’avv. Marco Martorana, ha sempre chiesto l’assoluzione perché ha sostenuto che si è trattato di legittima difesa e quindi “il fatto non costituisce reato”.
Per l’avv. Salvatore Cusumano, legale della famiglia Mattina, invece c’era la premeditazione. Riggio –secondo il legale- avrebbe acquisito, qualche giorno prima, quella che è stata l’arma poi del delitto, ovvero un coltello da cucina di 22 cm, e pianificato – sarebbe emerso dalle intercettazioni fatte in carcere- il trasferimento della sua famiglia da Favara a Palermo. Dopo la condanna di Riggio a 12 anni, l’avv. Cusumano commenta: “È una sentenza ingiusta. La vita di una persona, il padre di un bambino, vale forse appena 12 anni? Ribadisco, è una sentenza ingiusta”.
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