Blitz dei carabinieri nelle campagne di Naro. Scoperta una maxi piantagione. Sequestrate oltre trenta tonnellate di “marijuana”. Trovata anche una pistola. Tre persone in manette.
Maxi operazione antidroga denominata “Green River” nell’agrigentino. I carabinieri hanno scoperto una piantagione di marijuana tra Naro e Campobello di Licata. In manette tre persone, tra cui un insospettabile dipendente comunale di Canicattì trovato in possesso anche di una pistola da guerra calibro nove, in ottimo stato di efficienza, e oltre 50 cartucce dello stesso calibro.
Si tratta del campobellese Carmelo Collana, 53 anni, dipendente comunale di Canicattì, proprietario del fondo agricolo, e i fratelli Pietro e Vincenzo Martini, rispettivamente di 22 e 19 anni, di Belmonte Mezzagno, nel Palermitano. Questi ultimi sono stati ritenuti essere dai militari gli “operai” di quella che il comandante provinciale dell’Arma Giovanni Pellegrino ha definito come una vera e propria “azienda agricola”, però dedita alla coltivazione di marijuana.
I particolari sono stati resi noti stamattina durante una conferenza stampa al Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento alla presenza oltre che comandante Pellegrino anche del Comandante della Compagnia di Licata cap. Francesco Lucarelli, del maresciallo maggiore Luca Vito Bello comandante della Stazione di Campobello di Licata, del luogotenente Carmelo Caccetta comandante del Nucleo Operativo del Carabinieri della Compagnia di Licata e della dott.ssa Emiliana Busto della Procura della Repubblica di Agrigento.
Il blitz è scattato nella serata di ieri con l’irruzione di una trentina di militari in un fondo agricolo con tanto di essiccatoio. I militari hanno sequestrato oltre 30 tonnellate di droga. Una parte, circa 135 kg, era già essiccata, confezionata e pronta per essere immessa nelle piazze di spaccio dell’isola.
Le diecimila piante di canapa indiana, alte circa 2 metri, erano nascoste tra gli alberi di cachi. Da giorni i militari osservavano il movimento di tre persone sospette che si aggiravano come dei comuni imprenditori agricoli. Il sorvolo di un drone sulla piantagione sospetta ha però confermato l’intuizione dei carabinieri, che hanno agito anche con l’ausilio delle unità cinofile.
Un particolare emerso nel corso della conferenza stampa, il casolare adibito a “laboratorio” per l’essiccazione della canapa indiana veniva alimentato con corrente elettrica acquisita da un allaccio abusivo.
Si tratta di uno dei più ingenti quantitativi di stupefacente mai rinvenuto in un solo colpo in Sicilia. Secondo la stima degli inquirenti, la vendita avrebbe fruttato un guadagno di circa 15 milioni di euro.
Sull’arma rinvenuta e nelle disponibilità del dipendente comunale sono adesso in corso gli esami balistici del Ris allo scopo di verificare il suo eventuale uso in recenti fatti di sangue verificatisi in provincia.
I tre coinvolti nel maxi blitz antidroga dei carabinieri sono stati dunque arrestati e portati in carcere con l’accusa di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e per il solo dipendente anche di illegale detenzione di arma da guerra.
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