Come annunciato ieri, il presidente del Consiglio di amministrazione di Girgenti Acque, Marco Campione, ha presentato nel pomeriggio di ieri le dimissioni. La società impugnerà al Tar l’interdittiva antimafia emessa nei suoi confronti dal prefetto di Agrigento, Dario Caputo. Intanto Campione sarebbe pronto a cedere le sue azioni, che pare siano comunque impegnate come garanzia per il sanamento di alcuni debiti.
Dopo anni passati al vertice della società Girgenti Acque, l’imprenditore Marco Campione rassegna le sue dimissioni.
Lo ha fatto ieri pomeriggio quando si è riunito il Consiglio di Amministrazione della società che ha accolto le sue dimissioni, ringraziandolo per l’operato svolto, e ha nominato presidente pro tempore l’avvocato Diego Galluzzo, già componente del Consiglio di Amministrazione.
In quella sede è stato inoltre deciso di presentare ricorso al Tar contro il provvedimento del prefetto di Agrigento Dario Caputo che in questi giorni ha emesso una certificazione antimafia interdittiva nei confronti di Girgenti Acque. L’Ente gestore della distribuzione idrica in 27 comuni agrigentini si ritrova dunque senza le certificazioni necessarie per intrattenere rapporti lavorativi con gli enti pubblici.
Campione, possessore di più del 50% delle quote azionarie di Girgenti Acque, in qualche occasione avrebbe ribadito la volontà di vendere tutto. Pare che però queste quote, non chiaro se tutte o in parte, siano “congelate” come garanzia per l’estinzione di un debito di decine di milioni di euro che la società ha nei confronti di Sicilia Acque.
L’assemblea dei soci di Girgenti Acque è stata convocata per il prossimo 3 dicembre. Si vedrà allora il da farsi per il futuro della società.
Anche il neo presidente pro tempore Diego Galluzzo figurerebbe tra la lista dei soggetti indagati nella maxi-inchiesta che ha visto coinvolto anche l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede. L’allora prefetto avrebbe rilasciato le certificazioni antimafia all’ente gestore del servizio idrico integrato, certificazioni che adesso sono state interdette dal suo successore alla carica di prefetto di Agrigento.
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