“Era tornato a capo delle famiglie mafiose”. Il gip di Sciacca convalida il fermo e dispone la custodia in carcere per il sessantanovenne “professore” di Sambuca di Sicilia Leo Sutera, fermato lunedì scorso dalla Polizia.
Rimane in carcere il 68enne di Sambuca di Sicilia Leo Sutera, considerato uno dei volti storici della mafia agrigentina. Al boss, fermato lunedì scorso dai poliziotti della Squadra Mobile e dello Sco, è stato convalidato il fermo e disposta la custodia in carcere.
A emettere il provvedimento di fermo era stato il gip di Sciacca Rosario Di Gioia su richiesta dei pm della Dda Alessia Sinatra, Claudio Camilleri e Geri Ferrara. Si temeva un suo tentativo di fuga.
Adesso tutti gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Palermo, che è il tribunale di competenza.
Sutera, assistito dall’avvocato Carlo Ferracane, durante l’interrogatorio di convalida del fermo si è difeso dicendo di non avere avuto alcuna intenzione di fuggire e che i suoi interessamenti per fare lavorare imprese e maestranze erano solo dettati da amicizie personali e che nulla c’entravano con Cosa Nostra.
Secondo gli inquirenti Sutera, nonostante i lunghi periodi di detenzione, avrebbe sempre continuato a gestire affari e attività mafiose, soprattutto nel campo dell’edilizia agrigentina.
In particolare, nel 2016 si sarebbe attivato per fare lavorare due suoi amici imprenditori, scalzando un’azienda di Milano, in un cantiere nel quartiere Saraceno di Sambuca dove si stava lavorando alla realizzazione di quaranta alloggi.
I pm ritengono che Sutera, tornato libero il 7 agosto del 2015, dopo avere scontato la seconda condanna per associazione mafiosa, si sia messo subito al “lavoro” tornando a gestire il mandamento di Sambuca di Sicilia e diventando il boss principale della provincia di Agrigento, ruolo che aveva ricoperto fino al 26 giugno del 2012, giorno dell’operazione “Nuova Cupola”.
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