Continua il processo a carico del 53enne operaio Gaetano Sciortino, accusato di essere l’omicida di Giuseppe Miceli, il 67enne trovato morto nel suo laboratorio a Cattolica Eraclea il 7 dicembre del 2015. Ieri l’audizione del comandante della locale stazione dei Carabinieri.
È stato ascoltato ieri, davanti alla Corte di assise presieduta da Wilma Angela Mazzara, il maresciallo Liborio Riggi che comanda la stazione dei Carabinieri di Cattolica Eraclea. Il processo è quello a carico del 53enne Gaetano Sciortino, accusato di essere l’autore del massacro che il 7 dicembre del 2015 mise fine alla vita del 67enne Giuseppe Miceli.
“Le indagini si sono concentrate su Gaetano Sciortino – avrebbe spiegato ieri il maresciallo, confermando la versione degli inquirenti esposta in conferenza stampa dopo l’arresto dell’imputato – perché dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in paese abbiamo notato un passaggio anomalo dell’operaio a bordo della sua auto nei pressi del luogo dove lavorava la vittima. Altri approfondimenti investigativi – ha aggiunto – hanno confermato questa ipotesi”.
Secondo l’accusa il presunto omicida (a destra nella foto) avrebbe ucciso il 67enne Miceli a colpi di oggetti contundenti, quali lastre di marmo e arnesi da lavoro, alla testa e al torace. La vittima (a sinistra) fu trovata priva di vita all’interno del suo laboratorio di via Crispi, a Cattolica Eraclea.
Non chiaro il movente del delitto. Inizialmente si era ipotizzata una rapina finita in tragedia, ma l’ipotesi non avrebbe trovato riscontro ed è stata poi scartata. Le indagini che hanno portato all’operaio 53enne sono durate un paio di anni. A dare la svolta il ritrovamento di una scarpa che sarebbe stata abbandonata dal presunto killer e la cui impronta è risultata interessante agli inquirenti, anche in virtù di quanto repertato sulla scena del crimine. Il processo adesso entra nel vivo.
“I comportamenti di Sciortino – avrebbe affermato il maresciallo Riggi, che continuerà l’audizione il 14 dicembre prossimo – destavano troppi sospetti. Ha inscenato una messinscena per fare sparire un paio di scarpe in aperta campagna, ma siamo riusciti a recuperarle”.
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