L’11 Settembre del 2001 l’America veniva colpita a morte da un commando terroristico.
Fu un attacco simbolico alla madre di tutte le Democrazie occidentali da parte della jihad, la frangia armata islamica più sanguinaria, nemica dell’Occidente e figlia di una subcultura fondamentalista, che in nome di un “dio dell’odio” imbocca i sentieri della guerra santa contro gli infedeli, contro chi non professa i dogmi di Allah. Insomma frange (anche se estese e a macchia di leopardo in tutto il mondo) dove capeggia purtroppo ancora oggi la medievale subcultura religiosa, dove l’individuo è devoto a “comandamenti” assurdi e astratti che mortificano l’intelligenza, che calpestano ogni forma di vita che non si rispecchi nel fondamentalismo più becero e fanatico.
Ma quello dell’altro ieri no, quello è un attacco endogeno, un colpo antidemocratico che parte dalle viscere del Paese stesso, non del medioriente bensì dal cuore della Democrazia Americana. È un attentato alla forma di governo più moderna, pacifica, dove religione e armi non hanno diritto di cittadinanza. Il diritto di cittadinanza appartiene al confronto, al dialogo, al supremo obiettivo: la res pubblica!!
Il Congresso Americano è la Democrazia per antonomasia e luogo di confronto da cui sono scaturite e scaturiranno assetti non solo Continentali ma Internazionali.
Non può un facinoroso, ex presidente ormai, chiamare la “sua” gente alla rivolta armata, non può disconoscere il supremo valore della decisione dei cittadini statunitensi, non può predicare in modo fondamentalista brogli elettorali che nessuno ha visto. Il moderato Presidente Biden è stato morbido nei toni, aspettando quasi con pazienza quel passo indietro da parte del rivale in queste settimane di fuoco per l’America.
Ma niente!
Il fondamentalista d’occidente ha continuato a spargere veleno e ignominie di ogni tipo, contestando puntualmente anche ogni pronuncia che derivasse dagli organi di controllo, Corte Suprema compresa.
Ed ecco che nel momento in cui il Congresso, dopo l’elezione in Georgia di due Senatori Democratici, si appresta a “legittimare” formalmente” il vincitore, il ribelle chiama i rivoltosi alle armi, invoca la marcia su Washington.
Non è accettabile. E non è accettabile a prescindere da quale parte politica provenga, Democratica o Repubblicana.
Qui siamo ben oltre i confini delle ideologie, dei campi di azione culturale e politica dei partiti. È una pagina triste non soltanto per l’America ma per la Democrazia direi, per quanti nel nome della libertà e contro i regimi politici hanno dedicato e dedicano anche in questi momenti la propria vita, sacrificandola spesso…
Sono tanti ancora nel mondo i prigionieri politici, operatori culturali, intellettuali, giornalisti, cittadini che vogliono soltanto una cosa: la supremazia della Democrazia, la possibilità di esprimere opinioni !!
Ecco perché l’offensiva di mercoledì scorso conferisce a chi crede nella libertà e nel diritto un pugno allo stomaco. L’innominabile ex presidente ha finito per offrire ai tanti “piccoli” dittatori, da Lukashenko a Erdogan, da XI Jinping ad Assad e compagnia cantando, l’assist per legittimare la loro prepotenza, la loro avversione alla Democrazia, la loro politica vocata al regime, all’intolleranza al silenziamento con il carcere e i bossoli di chi non è in linea con la loro direzione marcia. È il tempo che le Democrazie occidentali alzino la voce, tutte, contro i nemici della libertà.
È il tempo che chi tradisce la democrazia paghi e paghi in modo pesante!
Indietro non si torna!!!
Carmelo Sgarito
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