Ed è finita alla Camera dei deputati la vicenda del 33enne di Ravanusa che lo scorso 2 maggio è stato fermato dai militari della locale Stazione dei Carabinieri.
Visibilmente provato da una lunga quarantena, si è reso protagonista di una vivace protesta “anti-coronavirus”, contrariato dalle lunghe restrizioni imposte dal Governo nazionale.
Il ravanusano ha percorso le vie cittadine a bordo della sua utilitaria e, megafono alla mano, ha rimostrato tutto il suo dissenso nei confronti del sistema, invitando i propri concittadini a togliersi la mascherina e a riprendere la normale quotidianità. Per il giovane la pandemia non esiste!
Sono intervenuti i Carabinieri, la Polizia Municipale e alcuni medici.
L’autovettura del giovane è stata accerchiata. Il 33enne, che non ha opposto resistenza, prima di scendere dall’abitacolo ha registrato un altro video. Dopo aver messo i piedi a terra è stato bloccato dai militari e trattenuto per terra, quindi sedato dagli operatori sanitari e affidato al reparto di psichiatria dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì.
Per il giovane, il primo cittadino di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, ha disposto il T.S.O., Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nei giorni scorsi la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per i reati di abuso d’ufficio, reati contro la libertà personale e lesioni.
Sul caso, di cui sono trapelate moltitudini di video e audio inerenti al blocco e alla sedazione del 33enne, è intervenuto direttamente il Garante nazionale delle persone private della libertà, il quale avrebbe chiesto una relazione d’informazione al sindaco e alle autorità sanitarie relativamente alle modalità di attuazione e al successivo sviluppo di tale trattamento.
L’articolo 21 della nostra Costituzione dice che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
E allora dove inizia e dove finisce la libertà di pensiero? E come si concilia con la salvaguardia della salute dei cittadini?
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