Come procedono le indagini sull’omicidio di Lorena Quaranta? Ne parliamo in diretta con l’avvocato della famiglia, Giuseppe Barba
È trascorso circa un mese da quel 31 marzo, quando avvenne l’omicidio di Lorena Quaranta, la giovane studentessa di medicina 27enne di Favara uccisa a Furci Siculo, paesino della provincia di Messina.
Un femminicidio avvenuto probabilmente per futili motivi per mano di chi diceva di amarla, Antonio De Pace, suo fidanzato, col quale conviveva e nel quale riponeva la massima fiducia.
Il giovane si trova in carcere, accusato di omicidio volontario. Nel suo interrogatorio, reso nelle ore successive al fatto davanti al magistrato De Pace, avrebbe dichiarato di aver ucciso la fidanzata perché convinto che gli avesse trasmesso il Coronavirus, ipotesi del tutto smentita dal fatto che i tamponi, effettuati a entrambi, hanno dato esito negativo.
L’autopsia avrebbe confermato l’ipotesi che si era fatta strada fin dalle prime ore successive al delitto: morte per strangolamento.
Lorena sarebbe stata colpita pure con un coltello all’addome, lo stesso con cui il fidanzato-carnefice si sarebbe provocato tagli ai polsi nel tentativo non riuscito di suicidarsi, poi percossa con calci ma anche con l’uso di un oggetto contundente, probabilmente una lampada con cui l’avrebbe colpita ripetutamente.
Sono stati analizzati i tabulati telefonici e sono stati richiesti accertamenti di natura tecnica.
Il prossimo 15 maggio i RIS di Messina dovranno effettuare delle analisi tecniche su quanto ritrovato e repertato sulla scena del crimine.
La salma fu accolta a Favara il 3 aprile in un feretro trasportato in un corteo che ha attraversato le vie cittadine. Ad accoglierlo lenzuola bianche dai balconi. Pianti e applausi della gente che ha voluto omaggiare Lorena. Solo una fugace benedizione della salma al cimitero di Favara con la presenza dei familiari a causa dell’emergenza sanitaria.
Commenta articolo