Per quanto riguarda le funzioni religiose, il DPCM del 26 aprire illustrato da Conte da una parte consente le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di congiunti fino a un massimo di 15 persone, sempre rispettando il distanziamento sociale, dall’altra però esclude ancora la possibilità di celebrare le messe con la partecipazione dei fedeli.
Proprio su questo, la CEI, Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso il proprio dissenso inviando al Governo una nota di protesta.
“I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto -scrivono-. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”, si legge nella nota.
La CEI inoltre sottolinea che finora la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni assunte dal Governo per far fronte all’emergenza sanitaria, ma ora esige di poter riprendere la sua azione pastorale alla luce della riduzione delle limitazioni assunte per far fronte alla pandemia.
Immediata la risposta della Presidenza del Consiglio che rassicura che già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.
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