A pochi giorni dall’accordo siglato nelle prime settimane di gennaio tra l’università di Catania e l’istituto di BioEconomia per la creazione di una succursale di quest’ultimo che troverà posto nel dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente di via Valdisavoia, all’ombra dell’Etna ci si interroga sulle opportunità di crescita a livello regionale delle biotecnologie. Un business che in Italia vale oltre 260 miliardi (2200 miliardi in Europa) e che fornisce oltre 18 milioni di occupati a livello europeo. Un’occasione davvero interessante per il territorio che punta ad una ricerca che sappia coniugare sviluppo, compatibilità ecologica e ambiente in una logica d’interazione tra università, ricerca scientifica e imprese. Anche l’università di Palermo inaugurerà a breve un centro per le biotecnologie in una nuova sede dell’Istituto di studi sul Mediterraneo della Lumsa mentre si cercano di unire eccellenze accademiche e ricerca scientifica nel quadro dell’appello lanciato dal ricercatore Mario Pagliaro, siciliano di origini calabresi classe 1969 coordinatore di un gruppo di scienziati internazionale con base nel capoluogo siciliano che si occupa di chimica verde e nuove tecnologie dell’energia, che lo scorso novembre si è rivolto al Governo e alle istituzione europee affinché venga creato in Sicilia un Joint Research Center (JCR) dedicato al solare e alla bioeconomia. Un progetto per sanare il gap tra Nord e Sud anche in questo campo con interessanti scenari che potrebbero aprire alternative ai combustibili fossili dallo sviluppo dell’idrogeno solare, alla bioenergia, passando per il geotermico e e l’energia mareomotrice (un potenziale enorme da non sottovalutare considerando gli oltre 1600 km di esposizione costiera dell’isola). Un rapporto del 2016 stilato da Assobiotec (l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie) poneva la Sicilia al nono posto in graduatoria nazionale per numero d’imprese impegnate nel biotech mentre nel 2019 il numero di aziende è cresciuto esponenzialmente (da 13 sono diventate 17).
Non è un caso dunque che quest’anno la Sicilia parteciperà alla Bio International Convention di San Diego del prossimo giugno. Lo stesso presidente della Regione Nello Musumeci ha sottolineato recentemente dall’Italian Export Forum di New York il ruolo centrale della Trinacria quale “rappresentante di primo piano nel settore anche in partenariato internazionale con università americane”. Un settore dunque strategico che vede un interesse maggiore anche da parte degli stessi cittadini come dimostrano ad esempio le mobilitazioni di massa di siciliani in occasione della giornata mondiale della terra che hanno messo in mostra la rinnovata sensibilità, soprattutto dei più giovani, per i temi dell’ambiente e della sostenibilità ormai tra i primi punti delle agende dei governi internazionali. Dello stesso tenore le iniziative regionali per lo sviluppo dell’ecoturismo volte a rilanciare l’incredibile patrimonio botanico e paesaggistico siciliano. Fu lo stesso presidente della regione lo scorso luglio a Palermo, alla Conferenza internazionale sul turismo sostenibile, che s’impegnò a portare in Sicilia un modello che possa valorizzare le comunità locali e gli operatori turistici del territorio riducendo al minimo l’impatto dei consumi attraverso la sponsorizzazione di vacanze consume-less. Seguendo la nuova direzione regionale Realmonte e Ragusa hanno da poco aderito al progetto Consume-less Med sponsorizzato dalla UE e si sono attivate in tal senso cercando di ridurre le emissione di CO2 derivate dai flussi turistici investendo sul cicloturismo e la valorizzazione del contesto sociale ed economico dei rispettivi territori.
Interessante anche la promulgazione della Carta Europea del Turismo sostenibile dei Nebrodi che, dal gennaio del 2019, attraverso l’azione concreta degli enti regionali, ha visto l’adozione da parte degli locali dei principi di strategie per la tutela del patrimonio naturale e locale del Parco regionale nell’ottica di una strategia comune che sappia soddisfare i visitatori rispettando l’ambiente e le biodiversità. Progetto ambizioso che s’inquadra in quella serie d’iniziative volte a destagionalizzare il turismo in Sicilia prevalentemente indirizzato verso la costa e le grandi città in particolare nel periodo estivo. A tal proposito lo scorso settembre è stato stanziato un milione di euro al fine di variare il calendario turistico con iniziative artistiche e culturali ed esperienze di Heritage tourism che possano saper trasmettere le tradizioni e le ricchezze storiche del territorio anche senza il richiamo della spiaggia e delle sagre che caratterizzano l’arrivo della bella stagione in Sicilia.
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