A Favara è arrivato lo stop, a quanto pare solo momentaneo, alla Refezione Scolastica per i bambini delle scuole statali dell’Infanzia. Si sta provvedendo con l’aggiornamento di certificazioni, di personale e di costi…
Da ieri, venerdì 8 novembre, non c’è più la refezione scolastica negli asili delle scuole statali di Favara. L’ultimo giorno del servizio fornito ai piccoli è stato giovedì 7 novembre.
Da ieri quindi hanno dovuto pensarci direttamente i genitori a preparare e portare a scuola lo spuntino mattutino dei loro figli. I piccoli studenti ieri hanno mangiato panini, cracker, merendine o frutta.
Il servizio di refezione scolastica non è un servizio obbligatorio a seguito della dichiarazione di dissesto finanziario da parte del Comune. Il costo viene pertanto interamente versato dai genitori dei piccoli, a un prezzo in precedenza stabilito dal Comune, fisso a 2,25 euro + Iva al 4%. I pasti caldi venivano preparati da due ditte esterne, individuate dal Comune, ossia le ditte “Arcobaleno Ristorazione” di Aragona e “Contino Rosetta” di Favara.
Dovrebbe essere solo uno stop momentaneo dovuto alla riformulazione delle offerte e dei servizi, assicura l’assessore comunale Gianluca Caramazza, da noi raggiunto telefonicamente, che spera duri solo una settimana. Ma invece c’è chi pensa che i tempi debbano necessariamente dilatarsi, se tutto va bene, almeno di qualche altro giorno.
Fino a giovedì 7 novembre -ci ha spiegato l’assessore- il Comune di Favara poteva contare su circa 22 o 23 suoi dipendenti comunali “formati”, disposti, su base volontaria e a titolo gratuito per il Comune, a lasciare intorno alle 11 di mattina i propri uffici e recarsi nelle scuole per pensare alla distribuzione dei pasti ai piccoli studenti. Per fare ciò, circa tre anni fa, con un corso diversi conseguirono l’attestazione HACCP necessaria per chi ha a che fare con gli alimenti. La durata dell’attestazione HACCP è però scaduta l’altro ieri. Intanto il numero dei dipendenti comunali disponibili a fare un nuovo corso e a continuare questo tipo di servizio sarebbe sceso da 22/23 a circa 5 dipendenti. Numero troppo esiguo per assicurare il servizio di distribuzione dei pasti. Secondo le ditte – ci dice Caramazza- sarebbero necessari almeno una decina di dipendenti.
Per trovare una soluzione ci sarebbero state alcune riunioni tra amministrazione, dirigenti, ditte e personale comunale. L’ultimo incontro è stato pure con i rappresentanti dei genitori. Se le ditte dovessero inserire del loro personale, è probabile che il costo del servizio di refezione scolastica possa lievitare. Occorrerebbero inoltre una decina di giorni per formare i dipendenti comunali con l’attestazione HACCP scaduta. Anche il costo di questi corsi dovrebbe essere a carico delle ditte assegnatarie del servizio.
Una volta stabilito il numero dei dipendenti comunali disponibili e individuato il numero del personale impegnato dalle ditte, si dovrebbe pertanto riuscire a decidere il costo per la fornitura del pasto caldo ai bambini che frequentano le scuole dell’infanzia statali.
Secondo indiscrezioni, i genitori sarebbero disposti a pagare fino a 2,50 euro a pranzo. Occorre quindi cercare di trovare la quadra. Altri suggeriscono l’idea di impegnare i percettori del reddito di cittadinanza come lavoratori per il servizio di distribuzione dei pasti.
Toccherà adesso all’amministrazione comunale decidere sul da farsi.
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