C’erano due donne, originarie della Repubblica Slovacca, a capo della presunta organizzazione che sfruttava i lavoratori nei campi dell’agrigentino, Veronica Cicokova e la madre Viera Cicokova, residenti a Campobello di Licata.
Le due signore, che agivano assieme a Rosario Ninfosì di Palma di Montechiaro, Emiliano Lombardino di Porto Empedocle, Rosario Vasile di Campobello di Licata, Giovanni Gurreri di Agrigento e Nicola Stan, residente a Campobello, facevano giungere come turisti in provincia di Agrigento diversi braccianti dall’EST Europa grazie a un visto. Un’altra donna, Inna Kozak, ventiseienne ucraina, risulterebbe irreperibile.
I lavoratori venivano poi raccolti in dei furgoni e portati nei campi tra Naro e Campobello di Licata, dove venivano sfruttati per pochi euro all’ora.
I filmati dei Carabinieri mostrano le vittime in procinto di essere ammassate all’interno di furgoni adibiti al trasporto. Secondo gli inquirenti venivano poi portati a lavorare nei campi, sotto il costante controllo dei caporali, anche per 10-12 ore senza sosta, in qualunque condizione atmosferica.
L’inchiesta, chiamata “Ponos”, è stata coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Gloria Andreoli. L’obiettivo è stato il contrasto al fenomeno del “caporalato” nel settore agricolo e ha interessato i comuni di Agrigento, Campobello di Licata, Favara, Palma di Montechiaro, Canicattì, Riesi, Butera e Mazzarino, nel Nisseno. Sarebbero oltre 100 i lavoratori sfruttati.
Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
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