Ci è giunta in redazione una nota da parte dell’ex vicesindaco di Favara Lillo Attardo con la quale replica e risponde alle accuse mosse dalla sindaca nei suoi confronti durante l’ultimo consiglio comunale riguardante la gestione in house dei rifiuti. Nel suo intervento la sindaca ha asserito che Attardo non l’ha voluta realizzare per sua scelta. Nella seconda parte della lunghissima nota l’ex amministratore spiega anche i motivi per i quali, secondo lui, la sindaca ha fallito. L’integrale è pubblicata sul nostro portale web siciliatv.org.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Caro direttore, è passato ormai più di un anno e mezzo da quando mi sono dimesso dal ruolo di vicesindaco di questa città e oggi sento il dovere di intervenire. Durante tutto questo tempo trascorso, (tranne la sola volta in occasione del raggiungimento di metà mandato di questa amministrazione) non avevo fatto mai alcun comunicato pubblico solo per una scelta personale che mi ero auto imposto. Oggi purtroppo sono costretto a inviarLe questo comunicato, a seguito delle dichiarazioni fatte dal sindaco in occasione dell’ultimo consiglio comunale nel quale si discuteva la mozione di sfiducia alla stessa. Quest’ultima asserisce, in merito alle mie “contestabilissime dimissioni”, che il sottoscritto, dopo aver svolto una “campagna elettorale illuminante con la sua lavagna”, non abbia voluto confermare la gestione in house dei rifiuti presso la sede SRR solo per mera scelta personale, dichiarando inoltre di aver tenuto a tutti nascosta questa “ scelta” fatta addirittura qualche giorno prima delle mie dimissioni. Dichiarazioni che mi lasciano basito.
A questo punto le cose sono due: o il sindaco ha la memoria offuscata per i troppi impegni, progetti e lavori che conduce o mente per il solo piacere di mentire! Per natura non essendo io una persona maliziosa, credo si tratti di un problema di memoria corta e che, qui, di seguito con documenti alla mano “rispiegherò” per l’ennesima volta alla stessa e a tutta la cittadinanza il perché di quella scelta OBBLIGATA che sono stato costretto a fare per motivi legislativi.
Ebbene, la giunta si insediò intorno al 22 giugno del 2016, mentre il consiglio il 7 luglio dello stesso anno. Il 10 luglio era il termine ultimo per i comuni di poter presentare presso l’ente provinciale rifiuti (SRR) o la richiesta di gestione in house o quella di formare l’Aro in associazione con altri comuni limitrofi. La suddetta richiesta, presentata oltre che come delibera di giunta, doveva anche essere approvata a maggioranza dal consiglio comunale. Naturalmente il tempo era agli sgoccioli, tre giorni erano estremamente esigui per preparare tutta la documentazione necessaria per farla poi approvare in consiglio. Nonostante ciò, su mia esplicita volontà presentammo alla SRR con delibera n°111 del 22-09-2016 il nostro “Piano di gestione in house” (vedi allegato) che seguì anche al dipartimento regionale per la gestione dei rifiuti. Quest’ultimo, una volta scaduti i termini sopra citati, era l’unico ente preposto ad autorizzare o meno la realizzazione del progetto.
Alla nostra delibera inviata, il dirigente regionale di allora, il Dr. Pirillo, non rispose mai in maniera ufficiale, ma, in un incontro avuto dopo diverse sollecitazioni telefoniche, mi spiegò personalmente che non avrebbe mai la Regione potuto autorizzare tale nostro progetto, sia per il dissesto finanziario dell’ente comune sia per i termini scaduti di presentazione della proposta. Nonostante ciò, lo stesso disse ancora che se l’ente comune avesse voluto procedere al progetto di gestione in house senza le necessarie autorizzazioni, avrebbe potuto sì farlo, ma andando sicuramente incontro a tutte le conseguenze negative del caso. Il rischio in questione era non solo quello di spendere dei soldi pubblici per formare una società privata a gestione pubblica, nominare quindi un CDA (con stipendi da pagare), presentarsi in banca per chiedere un finanziamento di diversi milioni di euro senza avere le necessarie autorizzazioni da parte della Regione, ma soprattutto anche quello di dire alla banca che il garante della società in realtà era un ente in dissesto finanziario con ben oltre 43 milioni di euro di debiti. Capisce bene che nessuna banca chiaramente avrebbe mai accettato tale assurda richiesta e, convinto di tale situazione, sempre per il bene comune, nel maggio del 2017, (ben 9 mesi prima delle mie dimissioni e non qualche giorno prima come il sindaco ha erroneamente affermato) nelle sedi della SRR, comunicai (dopo averne naturalmente parlato con la giunta e con tutti i consiglieri di maggioranza) la decisione presa, dettata dalla mancate autorizzazioni ufficiali. Inoltre, aggiunsi, in quella sede, che il comune di Favara poteva essere altresì inserito nella lista dei 9 comuni che dovevano fare un’unica gara per la gestione del servizio rifiuti; gara, i quali termini sarebbero scaduti nei primi di giugno del 2017. Faccio presente che il mancato inserimento nei nove comuni significava che per legge avremmo dovuto fare un nuovo bando unico di gara per Favara e questo avrebbe determinato condizioni economiche molto meno favorevoli rispetto alla gara unica dei complessivi nove comuni coinvolti.
Questa, in sintesi è la verità caro sindaco di come sono andate le cose, ma lei lo sa bene! Non ho rinunciato a un “nostro” progetto per pura follia, ma solo per senso di responsabilità verso la nostra città che tanto ci ha dato fiducia. Che poi, ad ogni modo, lei era il sindaco, e se avesse ritenuto in quel momento che il sottoscritto non avesse voluto personalmente realizzare un progetto “fattibile” senza un reale motivo, perché non se ne assumeva lei stessa le responsabilità? Perché non lo portava avanti anche contro il mio parere? Poteva farlo benissimo! È sempre il sindaco il capo e il responsabile dell’amministrazione.
Infine, lei ha definito le mie dimissioni: “ contestabilissime” . Vorrei capire cosa c’è di contestabile in una scelta maturata dal fatto che la nostra visione politico-amministrativa era diventata inconciliabile in tutto, specie alla luce del fatto che, secondo lei, il sottoscritto in quei 18 mesi trascorsi non avrebbe fatto nulla di buono.
Quindi, che motivo avrei avuto ancora di restare nonostante le sue ripetute richieste dirette o indirette nel farlo?! Solo per prendere l’indennità? No, caro sindaco, non è questo il mio stile. E ancora oggi, a distanza di tempo, quando vado in giro per le strade e la gente mi ferma dicendomi: “bonu fici ca sinni ì”, capisco che mai scelta fu cosi azzeccata, specie per come è ridotta oggi la nostra disastrosa città.
Alla luce di tutto ciò, è inutile che le dica che al traguardo dei due anni e mezzo io, e sottolineo io, mi sarei dimesso UGUALMENTE, perché per me le promesse davanti al popolo sono sacre. E, quando urlavamo in tutti i palchi che ci saremmo dimessi se non avessimo attuato il 30% del programma, io dicevo sul serio, Lei, alla luce dei fatti evidentemente, credo ora che scherzasse. Caro sindaco, altro che 30%, in realtà, oltre alla chiusura dei locali dei Padri Vocazionisti, del programma presentato alla città null’altro, ahimè, è stato realizzato. Mi auguro di cuore che in questo scorcio di legislatura rimasta, assieme alla nuova squadra assessoriale che si accinge a formare con gli ex consiglieri di opposizione, riusciate almeno a risolvere alcuni dei numerosi problemi irrisolti che attanagliano la nostra città, solo nell’esclusivo interesse del bene della collettività!
DISTINTI SALUTI
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