I legali della famiglia Campione si rivolgono al Consiglio di Giustizia Amministrativa per chiedere l’annullamento dell’interdittiva antimafia a carico di Girgenti Acque e del suo commissariamento. La richiesta era già stata respinta dal TAR, da qui la decisione di rivolgersi al CGA.
Dopo essersi rivolta al Tar, che però aveva respinto la richiesta, la famiglia Campione, attraverso i suoi legali, fa ricorso al Consiglio di Giustizia Amministrativa. L’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere l’annullamento dell’interdittiva antimafia che la Prefettura ha notificato a Girgenti Acque e del successivo commissariamento della società da parte dell’Anac.
La richiesta dei legali di Campione, lo scorso febbraio, non era stata accolta dal Tribunale amministrativo regionale. Il TAR non avrebbe riscontrato danni alla società derivanti dalla gestione commissariale, sostenendo anzi come sotto certi aspetti l’Ente gestore del servizio idrico integrato nell’agrigentino stesse meglio sotto la guida dei commissari e che comunque non fossero da escludere categoricamente eventuali rischi di infiltrazione all’interno della società.
L’ordinanza del TAR, però, “sta stretta” ai Campione che con i legali, lo scorso 13 marzo, hanno avanzato ricorso in appello cautelare al CGA, il Consiglio di giustizia amministrativa, per chiedere la riforma e/o l’annullamento della decisione del TAR.
L’ATI si è costituita in giudizio; intanto proseguono le audizioni della Commissione antimafia dell’Ars che cerca di far luce sul caso Girgenti Acque. La commissione, guidata dal deputato regionale Claudio Fava, ascolterà l’ex direttore dell’ATI Bernardo Barone.
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