Continua il processo che vede imputato l’ex sindaco di Cattolica Eraclea, Nicolò Termine. Secondo la Procura, non avrebbe fatto sgomberare il clochard 50enne Liborio Campione da un capannone di proprietà comunale all’interno del quale, scoppiato un incendio, morì tragicamente il senzatetto.
Era il 9 dicembre del 2016 quando all’interno di un capannone abbandonato in c.da Balate, a Cattolica Eraclea, morì tragicamente il clochard Liborio Campione, 50enne. Capannone in cui, forse a seguito di un cortocircuito del disastrato impianto elettrico causato forse da una stufetta, divampò un incendio che costò la vita al senzatetto.
Lo scorso 12 novembre era stato rinviato a giudizio l’ex sindaco di Cattolica Eralcea, Nicolò Termine, accusato di omicidio colposo e omissione di atti di ufficio. Secondo l’ipotesi della Procura, l’ex primo cittadino avrebbe acconsentito al fatto che il clochard vivesse in un capannone di proprietà del Comune, appunto con un impianto elettrico che pare non fosse in buone condizioni.
Ieri è ripreso il processo a carico di Termine davanti al collegio dei giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara. Il maresciallo dei carabinieri Giovanni Aquilino ha raccontato i tragici attimi successivi al divampare dell’incendio. Secondo la testimonianza del militare, lo stesso stava rientrando da un servizio fuori dal paese quando, vedendo fiamme altissime e fumo da centinaia di metri di distanza, è intervenuto sul posto.
“Era notorio che all’interno del capannone vi abitasse Liborio Campione – avrebbe detto il maresciallo in risposta al pm Gloria Andreoli -, ho capito che l’uomo era dentro perché c’era la sua auto e il cane legato a un palo. L’animale piangeva, sono riuscito a portarlo in salvo. Non sono invece riuscito a entrare nel magazzino – ha aggiunto – perché c’era troppo fumo e la temperatura era elevatissima”.
Il carabiniere avrebbe tentato di accedere ma aveva capito che non era possibile perché il fuoco avrebbe fatto scoppiare i vetri con conseguente spargimento dei frammenti. Si sarebbe occupato di far allontanare la gente che voleva entrare nel magazzino per salvare l’uomo. “Ho dovuto aspettare che arrivassero i pompieri – ha concluso -. Non c’è stato nulla da fare”.
L’ex sindaco Nicolò Termine è finito al banco degli imputati su decisione del gup Luisa Turco, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Alessandra Russo alla quale si era associato l’avvocato di parte civile Diego Giarratana, che difende i familiari del senzatetto tragicamente scomparso. L’ex amministratore, accusato di non avere fatto sgomberare il 50enne, molto conosciuto in paese, è difeso dagli avvocati Rosa Salvago e Giuseppe Piro.
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