Abusi sessuali su una 13enne. Secondo le difese la testimonianza della giovanissima non sarebbe attendibile.
Sono state discusse ieri, al tribunale del Riesame di Palermo, le posizioni di quattro dei sei indagati accusati di avere abusato sessualmente di una ragazzina di soli 13 anni di Menfi. I fatti contestati risalgono al dicembre del 2017. Per gli avvocati la testimonianza della minore non sarebbe attendibile.
Le difese contestano anche le esigenze cautelari e i gravi indizi di colpevolezza. Avrebbero contestato anche gli accertamenti eseguiti dal Ris in quanto fatti senza alcuna notifica a chi era già iscritto nel registro degli indagati, che avrebbe potuto nominare un consulente.
La Procura palermitana, con il sostituto procuratore Ferdinando Lo Cascio, sostiene invece l’attendibilità della giovanissima vittima dei presunti abusi, che sarebbe stata costretta ai rapporti sessuali sotto costante minaccia di morte della madre e di un altro uomo. Il pm insiste inoltre per la conferma delle misure cautelari.
Si attende la decisione del Riesame. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, quattro sarebbero stati i presunti “clienti” che avrebbero abusato della ragazzina, uno di Gibellina e tre di Menfi. La madre della 13enne, di origine romena, e un altro uomo di Gibellina avrebbero gestito gli accordi, per poi quest’ultimo accompagnare la minore nei luoghi stabiliti e intascare la somma concordata.
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