Presunti abusi sessuali su una 13enne con la complicità della madre. Sei davanti ai giudici per l’interrogatorio di garanzia: in quattro fanno scena muta, tra questi anche la madre della ragazzina.
Due rispondono alle domande del giudice, quattro invece fanno scena muta, tra quest’ultimi anche la madre. È l’inchiesta sui presunti abusi sessuali ai danni di una 13enne.
L’operazione dei carabinieri di Menfi, coordinati dalla Compagnia di Cammarata e dalla Procura di Palermo, è scattata alle prime luci dell’alba di martedì scorso. In manette sono finiti cinque uomini tra i 18 e i 68 anni, nell’area tra Menfi e Gibellina, e la madre della ragazzina, di origine romena. La donna è stata sottoposta all’interrogatorio di garanzia al carcere Pagliarelli di Palermo. Nella stessa casa circondariale è recluso Pietro Civello, 60enne, di Gibellina, e anche lui ha fatto scena muta.
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche il menfitano Vito Sansone, 43 anni, e Viorel Frisan, 37 anni di Gibellina. I difensori hanno chiesto l’annullamento della misura cautelare e preannunciano già ricorso al Riesame.
Hanno invece risposto alle domande del gip del tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia, gli indagati Calogero Friscia, di 25 anni, e Vito Campo, di 69 anni, respingendo le accuse.
Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di induzione alla prostituzione minorile, sfruttamento e favoreggiamento della stessa, nonché violenza sessuale e atti sessuali con minorenne, aggravati (poiché consumati ai danni di una vittima di età inferiore ai quattordici anni).
I fatti contestati risalgono al dicembre del 2017. In quella occasione i carabinieri trovarono lungo la SS 624, territorio di Sambuca di Sicilia, un’auto ferma, nel cuore della notte, con a bordo Pietro Civello, e una ragazzina 13enne di Menfi. Insospettiti, i militari iniziarono fin da subito ad approfondire la situazione.
Secondo quanto ricostruito, a seguito di alcune dichiarazioni, sarebbe emerso che l’uomo, subito arrestato, aveva accompagnato la minore in un ovile nei pressi di Gibellina dove altre due persone avrebbero abusato sessualmente di lei.
In pratica la ragazzina era costretta, sotto costante minaccia di morte da parte della madre e di Civello, ad avere rapporti sessuali con clienti che pagavano dai 30 ai 200 euro a prestazione.
La minore nel frattempo è stata affidata a una comunità.
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