Operazione “Colpo di fulmine” dei carabinieri della Tenenza di Favara portata avanti nel marzo del 2014. A quasi cinque anni di distanza è stato sentito l’ex comandante della Tenenza dei Carabinieri Gabriele Treleani che ha raccontato in aula le indagini.
Sarebbero riusciti a truffare ditte e multinazionali attraverso le insegne di una fantomatica confederazione che, a loro dire, era finanziata da fondi della Regione Sicilia e della Comunità Europea.
La truffa però venne scoperta dai carabinieri di Favara che nel marzo del 2014, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Agrigento, fecero scattare l’operazione “Colpo di Fulmine”. 25 in tutto le persone coinvolte a vario titolo per associazione a delinquere, truffa e ricettazione.
I particolari dell’importante operazione vennero resi noti nel corso di una conferenza stampa alla presenza tra gli altri dell’ex procuratore capo Renato Di Natale e dell’aggiunto Ignazio Fonzo.
Per 15 degli indagati il Gip del tribunale di Agrigento Stefano Zammuto decise il rinvio a giudizio; per gli altri undici invece la decisione al tribunale di Caltanissetta.
Il processo per i primi 15 si sta svolgendo davanti ai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Wilma Angela Mazzara. Sulla presunta maxi truffa di circa 2 milioni di euro è stato sentito al Tribunale di Agrigento il Cap. Gabriele Treleani, ex comandante della Tenenza dei Carabinieri di Favara.
Il gruppo riusciva a essere molto convincente tant’è che anche grandi ditte vennero truffate. Secondo quanto ricostruito, la banda aveva diversi uffici sparsi per la Sicilia, ad Agrigento, Favara e Delia, e si promuoveva attraverso un sito internet. Utilizzava carta intestata falsa della Regione per riuscire a truffare numerosi fornitori facendo arrivare materiale e merce che poi non venivano pagati. Durante una perquisizione nei magazzini e nelle case in uso agli indagati, i carabinieri scovarono diversa merce tra scaffalature industriali, televisori, impianti di videosorveglianza, forni a microonde, computer, stampanti, telefoni cellulari, tablet, condizionatori, orologi e portafogli. Merce recuperata del valore di circa 40 mila euro.
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