Per usare le risorse con cui pagare i crediti delle imprese affidatarie della CMC, stiamo parlando di oltre 2.500 lavoratori che attendono stipendi pregressi e certezze per il futuro, si attende una norma nazionale che ne autorizzi la variazione d’uso. Ieri una delegazione del Comitato creditori CMC in protesta a Catania, davanti alla sede di rappresentanza della Regione siciliana.
100 imprese siciliane creditrici della CMC di Ravenna, 2.500 dipendenti senza stipendio né tutele. Questa la situazione che ha portato al blocco dei cantieri su alcune delle principali arterie viarie dell’isola, vedi la disastrata Agrigento-Palermo, ma soprattutto a migliaia di lavoratori che si sentono a rischio per il proprio futuro.
Ieri una nuova protesta di una piccola rappresentanza dei creditori della CMC al Palazzo della Regione di Catania. L’assessore alla Salute Ruggero Razza ha ricevuto una delegazione, annunciando che il governatore Nello Musumeci sarà in queste ore a Roma al ministero delle Infrastrutture, dove spera di essere ricevuto anche dal ministro Danilo Toninelli.
“Il governo regionale conferma di avere individuato delle risorse con cui pagare crediti delle imprese affidatarie della CMC, ma per utilizzarle occorre una norma nazionale che ne autorizzi la variazione d’uso – riferisce il Comitato creditori CMC –. Il governo regionale sostiene che, così come accade a noi imprenditori, già da un mese chiede di essere ricevuto dall’Esecutivo nazionale per affrontare questa emergenza, senza avere però ricevuto ancora una risposta”.
“Bisogna chiarire una volta per tutte al governo nazionale – continua il Comitato – che una cosa sono i 185 dipendenti diretti della CMC, ai quali l’intervento statale, è vero, ha garantito tutto, dagli stipendi alla cassa integrazione fino a tutte le altre tutele, altra cosa invece sono i 2.500 dipendenti delle imprese creditrici che hanno realizzato i lavori senza ricevere soldi per 20 mesi e dei quali nessuno finora si è occupato”.
“Queste maestranze, che non sono di serie B, sono rimaste senza reddito e senza alcuna tutela. È inutile nascondersi dietro un dito – conclude il comitato creditori CMC -: se a questa gente disperata non viene pagato quanto spetta per il pregresso, non gli si può chiedere di tornare al lavoro”.
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