Piuttosto che smaltirle secondo quanto previsto dalla legge, avrebbero scaricato acque di vegetazione derivanti dalla lavorazione di olive nella fognatura. Il tribunale di Agrigento ha condannato il proprietario di un frantoio tra a Agrigento e Favara a 6 mesi di reclusione (pena sospesa), a più di 3mila euro di ammenda e al pagamento delle spese processuali. Sarebbe stata disposta anche la confisca di alcune cisterne e di un’area di circa 150 metri quadri.
Era il 2015 quando, ricevuta segnalazione dalla società gestore del depuratore comunale che registrava continui ingressi di acque di vegetazione nell’impianto di depurazione di c.da Burgilamone, la polizia provinciale e l’Arpa verificarono che il pozzetto di ispezione del frantoio era collegato alla fogna.
Adesso gli agenti della polizia provinciale, notificata la sentenza all’imputato, hanno confiscato l’area e le cisterne, affidando il tutto al Comune di Favara. “Si tratta del primo caso in provincia di Agrigento – precisa il comandante del corpo, tenente colonnello Vincenzo Giglio – di confisca di un’area a servizio di un frantoio oleario”.
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