Cerimonia in ricordo del giudice Rosario Livatino oggi ad Agrigento. A 28 anni dall’agguato mafioso che pose fine alla vita del giudice ragazzino in servizio al tribunale della città dei templi, Livatino rappresenta ancora oggi un modello da seguire per le nuove generazioni.
Era il 21 settembre del 1990 quando lungo la strada statale 640 morì, ucciso da mano mafiosa, il magistrato canicattinese Rosario Livatino. Oggi, a un giorno dal 28esimo anniversario della sua scomparsa, si è tenuta una cerimonia in ricordo del giudice ragazzino raggiunto da un agguato mentre stava recandosi ad Agrigento per prestare servizio, come ogni giorno, presso il tribunale di Agrigento.
L’incontro si è tenuto presso il cortile dell’Accademia di Belle Arti di via Bac Bac, ad Agrigento, traversa della centralissima via Atenea. Presenti all’incontro autorità civili e militari della provincia e le scolaresche cittadine. A intervenire sono stati il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, il Postulatore della Causa di Canonizzazione del magistrato, Giuseppe Livatino, il Presidente del Tribunale di Agrigento, Pietro Maria Falcone, e il già Presidente della Corte di Appello di Caltanissetta, Salvatore Cardinale, che ebbe l’occasione di lavorare fianco a fianco con Rosario Livatino.
Durante l’evento sono stati ripercorsi gli aneddoti e gli eventi del tempo in cui operò il magistrato agrigentino. Da allora, secondo le istituzioni, molto è cambiato. Figure importanti come quella di Livatino hanno dato un forte contributo in tal senso.
Al termine della cerimonia ci si è spostati verso il vicino palazzo, ex sede del tribunale di Agrigento. Lì è stata visitata la restaurata stanza dove negli anni ’80 lavorò il giudice ragazzino.
Livatino – questo è stato il messaggio che si è voluto far passare ai presenti e soprattutto ai più giovani – è ancora oggi un esempio da imitare. Un modello di lavoro al servizio dello Stato, un modello di cristiano che, oltre che credente, ci tiene a essere credibile.
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