I particolari, la ricostruzione delle dinamiche e i retroscena sono stati resi noti ieri in conferenza stampa al comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento. Un’operazione che ha mobilitato i militari – in particolare quelli della Tenenza della città dell’agnello pasquale e quelli del Nucleo Operativo della Compagnia di Agrigento – che in poche ore sono riusciti a risalire all’identità della vittima, il 73enne favarese Baldassare Contrino, e a quella del presunto assassino, il compaesano Vincenzo Galiano, 79 anni, che ha confessato di avere sparato ”per difendersi” dopo un interrogatorio durato oltre tre ore.
I militari avrebbero accertato anche che in passato, tra i due, erano sorti dei dissidi che però non sono mai stati denunciati. Comunque risulta ancora da chiarire l’esatto movente dell’omicidio; fin da subito si era fatta avanti l’ipotesi che i dissapori fossero frutto di questioni legate a motivi di confini territoriali, ma ieri in conferenza stampa i carabinieri non hanno confermato – né smentito – questa eventualità.
Su questo, che sembrerebbe essere un altro caso di ”giustizia privata”, è intervenuto appunto il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha affermato che questi problemi vanno risolti nelle sedi giudiziarie. ”Non sono più i tempi in cui ci si possa fare giustizia da sé – ha detto Patronaggio –. Occorre un cambio di mentalità perché non è possibile che di due persone anziane, una non potrà vedere i suoi nipotini e l’altra passerà i suoi giorni tra il carcere e gli arresti domiciliari”.
”Famiglie sostanzialmente distrutte – ha affermato il procuratore – per fatti che sono sostanzialmente banali”. Ancora una volta Patronaggio denuncia dunque una mentalità che purtroppo è ancora presente in certi ambienti dell’agrigentino. Una mentalità ”fai da te” che non collabora ma, anzi, spesso si pone in un silenzio omertoso nei confronti degli organi di giustizia.
Il Procuratore, sempre durante la conferenza stampa di ieri, ha anche parlato di un altro importante aspetto del nostro territorio. ”Continuano a circolare in questa provincia, nonostante i controlli, troppe armi illegali e clandestine e il ricorso all’uso di queste armi è veramente diventato troppo semplice, troppo facile. Bisogna – ha detto Patronaggio, soppesando ogni parola – fare un cambio culturale”.
Per quanto riguarda l’omicidio di Contrino, Patronaggio ha affermato che ”si vedranno” quelli che saranno gli sviluppi processuali del caso e se si sia trattato di legittima difesa o se ci sia stata una reazione spropositata. ”Certo, è allarmante – ha aggiunto – che si vada per le campagne armati di una pistola. Vuol dire che c’è un proposito – queste le parole di Patronaggio – di farsi giustizia da sé. Questo non è più tollerabile”.
Il riferimento, ovviamente, è rivolto a quella parte della popolazione rimasta ancorata a una mentalità che danneggia l’immagine della comunità agrigentina. Da puntualizzare però che, oltre a questi soggetti, ce ne sono tanti altri che hanno ben chiaro il concetto di legalità e che onestamente si prodigano per dare un volto migliore al nostro territorio per separarlo da quell’immaginario di ”Far West” che oggi viene aborrito da sempre più persone.
Lo stesso Patronaggio ha concluso il suo intervento citando il testimone che, nel caso dell’omicidio di Contrino, si è attivato nel disarmare il presunto omicida e nel collaborare con le forze dell’ordine.
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