In merito alla vicenda, nelle ultime ore quattro palmesi sono stati iscritti nel registro degli indagati. Le accuse loro contestate, a vario titolo, sono il favoreggiamento e la falsa testimonianza.
Secondo quanto ricostruito in conferenza stampa dal procuratore capo Luigi Patronaggio, dal pm Alessandra Russo, dal dirigente della Squadra Mobile, Giovanni Minardi, e da quello del commissariato di Palma di Montechiaro, Tommaso Amato, si è potuto risalire a quanto accaduto quel 12 giugno grazie a una microspia e un Gps installati, per altre indagini, sulla automobile di uno dei due principali coinvolti nella vicenda. Nessuna testimonianza, nessuno tra chi poteva sapere qualcosa ha collaborato invece con gli investigatori.
Prima una animata discussione in un bar, poi il putiferio con tanto di inseguimento in auto nel pieno centro cittadino. Alcuni colpi di pistola sono stati esplosi contro una Fiat Panda. L’inseguito avrebbe poi tentato la vendetta e un 25enne, nel tentativo di fermarlo, è stato raggiunto all’addome da un colpo di pistola.
Uno scenario da Far West, al quale gli inquirenti hanno dovuto aggiungere il dovere fare i conti con una mentalità che ricorda quella mafiosa e un muro di omertà quasi impenetrabile, soprattutto dei diretti interessati e delle famiglie.
L’attività di Procura e Polizia, ciononostante, continua. 4 palmesi, appunto, figurano adesso nel registro degli indagati per favoreggiamento e falsa testimonianza.
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