È continuato ieri al Tribunale di Agrigento il processo –che si svolge con il rito abbreviato– scaturito dopo la morte del 41enne Mattina, avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 maggio 2017 in un capannone sito nella zona industriale di Agrigento. Secondo l’accusa Riggio avrebbe sferrato 27 coltellate al meccanico favarese.
Ieri, in Tribunale, era la volta della difesa di Riggio. Davanti al giudice Gianfranca Claudia Infantino, il legale difensore, l’avv. Martorana, avrebbe parlato di eccesso di legittima difesa e avanzato delle circostanze, attenuanti generiche, contro la contestata aggravante, da parte del Pm Simona Faga, della crudeltà. Per il Pm Faga infatti Riggio andrebbe condannato a 30 anni di reclusione. L’avv. Martorana ha invece invocato l’attenuante della ”provocazione e delle minacce reiterate” che sarebbero state fatte da Mattina nei confronti dell’imputato che, a detta della difesa, si sarebbe sentito in pericolo visto che si trovavano all’interno del garage chiuso a chiave.
Intanto la moglie, il figlio minorenne e la mamma di Giuseppe Mattina si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Salvatore Cusumano.
Proprio l’avv. Cusumano, nella precedente udienza, aveva invocato la premeditazione: Riggio avrebbe acquistato qualche giorno prima del fatto l’arma del delitto, un coltello da cucina lungo 22 centimetri, e pianificato il trasferimento della sua famiglia da Favara a Palermo. Quest’ultimo aspetto e anche che l’imputato sarebbe stato ben informato sull’iter processuale al quale sarebbe andato incontro sarebbe emerso dalle intercettazioni fatte in carcere dove l’uomo si trova detenuto.
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