”Dopo un’attenta riflessione susseguente al ricevimento dell’avviso di garanzia relativo al cosiddetto ‘caso Montante’ – ha scritto nelle scorse ore Brandara – ho maturato l’idea che oltre a essere integri sia necessario anche apparirlo. Pertanto, pur nella coscienza della mia estraneità a fatti penalmente rilevanti, – continua l’onorevole – ritengo sia necessario rassegnare le mie dimissioni da commissario straordinario del Comune di Licata con effetto immediato”.
Mariagrazia Brandara, già sindaco di Naro, deputato regionale e alla guida già del Comune di Licata tra il 2014 e il 2015, avrebbe dovuto comunque lasciare la carica a breve, in quanto il prossimo giugno per Licata sarà la volta delle elezioni amministrative.
Brandara fu nominata commissario straordinario del Comune licatese dall’ex governatore Rosario Crocetta dopo che il consiglio comunale della città del Faro, la scorsa estate, votò la sfiducia all’allora sindaco Angelo Cambiano.
Anche Crocetta, come Brandara, risulta tra i nominativi illustri iscritti nel registro degli indagati nell’inchiesta ”Double Face”.
Attore principale della vicenda è Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, arrestato nei giorni scorsi e posto ai domiciliari dagli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta. L’accusa a suo carico è quella di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla procura nissena, esponenti di spicco del mondo industriale siciliano avrebbero finanziato in nero – con un contributo di circa un milione di euro – la corsa della lista di Crocetta verso le regionali del 2012.
Dal canto suo, il governatore avrebbe in cambio nominato Linda Vancheri e Mariella Lo Bello all’assessorato alle Attività Produttive e Maria Grazia Brandara all’Irsap. Secondo la ricostruzione della Procura di Caltanissetta, i due assessori avrebbero avuto più di un occhio di riguardo per Montante, facendo ottenere contributi e finanziamenti a imprese a lui vicine o riconducibili. Lo Bello e Brandara, inoltre, avrebbero costretto un dirigente generale dell’assessorato a scrivere atti e a denunciare gli accusatori di Montante.
Sono circa una trentina gli indagati in questa complessa inchiesta, che sta scomodando i piani alti della politica, dell’industria e anche delle forze dell’ordine regionali e non solo. Secondo i procuratori di Caltanissetta, Antonello Montante avrebbe messo su una sorta di rete di spionaggio avvalendosi di figure interne al mondo dei servizi segreti, dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di Finanza, per acquisire informazioni riservate sull’inchiesta avviata tre anni fa nei suoi confronti per concorso esterno in associazione mafiosa.
Grazie a questa rete, Montante avrebbe spiato l’attività dei magistrati, ottenendo notizie riservate e ostacolando le indagini dei pm. Nel gennaio del 2016 gli agenti scoprirono in una villa dell’ex numero uno degli industriali siciliani una stanza segreta, occultata dietro un mobile. Al suo interno, dossier catalogati su magistrati e personaggi della vita militare e civile.
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