Sono passati oltre 5 anni da allora e il processo scaturito dalla vicenda potrebbe adesso avviarsi alla sua conclusione. Sulle cause della morte del 19enne, il giudice Maria Alessandra Tedde aveva nominato due periti incaricati di far luce in merito. ”La condotta professionale dei medici non è certamente condivisibile e un trattamento ottimale avrebbe aumentato le possibilità di sopravvivenza ma forse in maniera non decisiva”, queste le conclusioni fornite in questi giorni dal medico legale Dino Maria Tancredi e dal chirurgo Innocenzo Bertoldi.
Il processo vede due medici imputati per l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Si tratta dell’ex primario del reparto di Chirurgia, Salvatore Napolitano, e di un altro medico dello stesso reparto, Sergio Sutera Sardo. Ai due, che ebbero in cura il giovane Rigoli, vengono contestati dei presunti comportamenti negligenti.
Insomma, secondo l’accusa la responsabilità della morte di Vincenzo Rigoli è da attribuire alla mancata tempestività dell’intervento dei medici. Napolitano sarebbe arrivato in sala operatoria solo due ore dopo essere stato chiamato e Sutera Sardo, sempre secondo la tesi accusatoria, avrebbe dovuto intervenire per tamponare l’emorragia in attesa dell’arrivo del primario.
L’ex primario del reparto di Chirurgia, abitante a Gela, avrebbe giustificato il suo ritardo imputandolo alla pioggia. La difesa dei genitori di Rigoli ha prodotto un documento di un dipartimento della Regione per attestare come, la sera di quello sfortunato incidente, nella città nissena non ci sarebbe stato alcun violento fenomeno di precipitazioni.
Sabato sono previste le ultime conclusioni del pm Manuela Sajeva e le arringhe di parte civile e difesa, dopodichè sarà la volta della sentenza del giudice.
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