Ieri l’incidente probatorio al fine di sentire e ”cristallizzare” la testimonianza della vittima delle presunte violenze. La donna, come detto, ha confermato le accuse nei confronti del padre. In molti casi le sono state evidenziate divergenze rispetto a quanto aveva detto in precedenza ai militari dell’Arma. Le sue dichiarazioni, comunque, sono state acquisite e saranno pienamente utilizzabili in un eventuale processo.
L’incidente probatorio è stato celebrato, su richiesta del difensore della presunta vittima che ha denunciato il padre per violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti, con le modalità di ”audizione protetta”. La donna, assistita dal proprio legale, da un carabiniere donna e da un’assistente sociale, è stata fatta accomodare in una saletta accanto a quella dell’udienza; in tal modo poteva solo sentire ma non vedere l’aula dove c’erano il giudice Alfonso Malato, il pm Alessandra Russo, gli avvocati della difesa Davide Casà e Salvatore Cusumano e alcuni indagati.
A chiedere l’interrogatorio della donna era stata il pm Russo che aveva sottolineato l’urgenza di acquisire subito la testimonianza in quanto ”la vittima versa in una condizione di particolare vulnerabilità”.
Nell’ambito dell’inchiesta sono stati iscritti sul registro degli indagati, con le accuse di false dichiarazioni al pubblico ministero e favoreggiamento, altri due figli, la moglie e i cognati del principale indagato che avrebbero mentito, lo scorso 16 settembre quando furono chiamati a testimoniare, per sviare l’inchiesta.
Secondo quanto reso noto dai militari in occasione dell’arresto del 50enne favarese, i fatti risalirebbero al periodo compreso tra gennaio del 2016 e settembre 2017, quando la figlia – a seguito della separazione coniugale – era tornata nella casa paterna. Da lì i presunti atti di minacce e violenze, anche sessuali. Il tutto, secondo i carabinieri, in un clima di omertà da parte dei parenti che avrebbero tentato di minimizzare l’accaduto e sviare le indagini.
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