”Da domani la mia famiglia ed io non avremo più la protezione da parte dello Stato”. A scriverlo ieri, con un post sui social, è stato il testimone di giustizia Ignazio Cutrò, l’imprenditore bivonese che con le sue testimonianze fece condannare diversi mafiosi.
Una mancanza di protezione che certamente preoccupa Cutrò, specie dopo aver sentito recentemente alcune intercettazioni dove appunto si parlava di lui. ”Eppure –ha scritto Cutrò– i carabinieri circa due mesi fa hanno arrestato alcune persone che – intercettate – dicevano: ”Appena lo Stato si stanca… che gli toglie la scorta poi vedi che poi…”.
”Da domani –scriveva ieri Cutrò– non ci sarà più la protezione che avevamo io e la mia famiglia perché secondo l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale del Ministero dell’Interno e il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, che fa capo alla Prefettura di Agrigento, io non sono più in pericolo di vita. Eppure –dice– le intercettazioni sono state pubblicate poco tempo fa. Eppure le scarcerazioni sono avvenute poche settimane fa”.
”Mai –conclude Cutrò– avrei immaginato di ritrovarmi da solo adesso, in questo momento. Sembra essere tornati a dieci anni fa, quando ho iniziato questa battaglia. Quando avevo paura di restare da solo sul ring contro un avversario troppo forte per me. Ma oggi lo Stato mi ha abbandonato su quel ring. E non mi resta –conclude– che attendere e pregare per me e la mia famiglia”.
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