Di Miceli cita un verbale risalente al 18 luglio del 2005, stilato dopo avere sentito l’allora prefetto di Agrigento e contenuto anche in una Delibera di Giunta del Comune di Favara, che – ricostruisce l’avvocato – riguarda la consegna delle Opere Pubbliche, realizzate nel territorio di Favara Ovest, dal Comune di Agrigento al Comune di Favara.
La consegna, particolare molto importante, non avrebbe nulla a pretendere da parte dei due Comuni interessati. ”Tali opere pubbliche – scrive il coordinatore Konsumer – all’epoca dei fatti erano lasciate in stato di abbandono”. Insomma, secondo Di Miceli, Agrigento, inteso come ente, non aveva adeguato personale per garantire la manutenzione del posto mentre Favara ”a titolo gratuito” si impegnava a prendersene cura.
Dunque, ”preso atto che nel verbale del 18 luglio 2005 il Comune di Agrigento – aggiunge Giuseppe Di Miceli – dichiarava di non essere in grado di effettuare alcun servizio nella zona di Favara Ovest e che il Comune di Favara si impegnava a prestare i servizi in argomento, nulla risulta dovuto ai due comuni a titolo d’imposta dai residenti in zona Favara Ovest”.
La Konsumer pertanto invita l’ente agrigentino a revocare gli accertamenti TIA e a non procedere alla riscossione coattiva, il Comune di Favara a rimborsare quanto ”indebitamente riscosso” per questa imposta e i residenti di Favara Ovest a ”presentare istanza di rimborso al Comune di Favara dell’imposta versata per il servizio di raccolta rifiuti, onde evitare la prescrizione del diritto alla restituzione”.
Inoltre, aggiunge il coordinatore Konsumer, da più parti è stato chiesto più volte alle due amministrazioni locali di emettere un provvedimento, ad oggi non ancora emesso, che facesse chiarezza a chi dei due Comuni interessati andassero questi tributi. Il sospetto paventato dalla Konsumer è quindi che il non volere decidere sulla questione potrebbe avere un interesse economico, per entrambe le parti, di ”quadratura del bilancio”.
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