Il processo è quello relativo al crollo del costone sul palazzo Crea, avvenuto il 5 marzo del 2014 al viale Della Vittoria della città dei templi, che ha causato lo sfollamento di una settantina di famiglie e di diverse attività commerciali.
Delicata, in merito, la posizione di Cosimo Antonica che, secondo la difesa, sarebbe potuto figurare nel registro degli indagati perché sarebbe dovuta essere sua cura mettere in sicurezza l’area dato che era a capo della Polizia Municipale e pertanto aveva incarichi di Protezione Civile. Antonica, incaricato dalla Procura, avrebbe indagato sulla vicenda dopo il verificarsi della frana.
”Il Comune, sollecitato dal Genio Civile e dall’Arpa – avrebbe spiegato ieri l’ex comandante della Polizia Municipale – il 5 marzo del 2011 notificò un’ordinanza ai proprietari dei terreni adiacenti al costone di palazzo Crea diffidandoli a metterli in sicurezza visto che erano state segnalate delle infiltrazioni di acqua”.
Testimonianza che ben si concilierebbe con la tesi dell’accusa. Al banco degli imputati, in questo processo, siedono infatti l’ex sindaco di Agrigento Marco Zambuto e il dirigente dell’ufficio tecnico Giuseppe Principato. Per la procura i due sapevano già anni prima della situazione di pericolo e che il rischio, poi concretizzatosi, c’era. Zambuto e Principato, secondo la tesi accusatoria, avrebbero messo per iscritto anche un’ordinanza di messa in sicurezza – come confermato da Antonica – ma non si sarebbero curati di farla rispettare.
Imputati nello stesso processo sono anche i tre proprietari dei terreni adiacenti al Palazzo Crea. Si tratta di Maria Isabella Sollano, 76 anni, e dei figli Valentina e Oreste Carmina, di 50 e 47 anni. L’ordinanza nei loro confronti imponeva l’esecuzione di opere di manutenzione consistenti nella ”regimazione delle acque” che avrebbero dovuto eliminare le infiltrazioni che avrebbero poi portato al crollo del 5 marzo 2014.
Il processo, intanto, continua. Si torna in aula il prossimo 4 giugno.
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