Novità che ha tutto il sapore di un ulteriore ”strappo” tra l’università palermitana e il polo decentrato di Agrigento. ”La mia intenzione è quella di puntare su una nuova regolamentazione dei consorzi – ha dichiarato il rettore Fabrizio Micari –. C’è un contenzioso economico con Agrigento da almeno dieci anni”.
Il Polo universitario di Agrigento rimane dunque privo del corso di Archeologia, forse il più emblematico per il suo territorio. Ma l’università di Agrigento, sebbene sprovvista di sempre più corsi di laurea, pare che non abbia proprio voglia di chiudere.
Questo almeno lo si evince dalle parole del vicepresidente del consiglio d’amministrazione del Cua, il consorzio universitario di Agrigento, Giovanni Di Maida. ”Se l’Università di Palermo ha deciso di disimpegnarsi dal Polo di Agrigento – spiega Di Maida – è solo un scelta di cui prendiamo atto. Del resto è da tempo che assistiamo a questa scena. Sono state chiuse facoltà importanti e si pensa di accentrare a Palermo altri corsi, ma sono state decisioni prese in autonomia dal rettore e dall’Ateneo. Con Palermo c’è un contenzioso che va avanti da tempo e loro hanno fatto le scelte che hanno ritenuto opportuno fare”.
È in cantiere – e pare che sia prossima alla conclusione – la stipula di un protocollo d’intesa con una università statale della Romania per l’avvio, nel capoluogo agrigentino, di altri corsi di laurea.
”Il problema del consorzio universitario di Agrigento è stata la mancanza di liquidità” ha spiegato Giovanni di Maida.
A parte il contenzioso con Palermo, il Cua non avrebbe debiti, ma anzi dei crediti da esigere. Ad esempio è stato chiesto al Libero consorzio comunale di versare la quota dell’anno 2016, ne è nato un contenzioso che pare dovrebbe trascinarsi per anni per recuperare, eventualmente, la somma di 650mila euro.
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