La struttura, gestita dalla cooperativa sociale ”La Cellula” e che si trova in una traversa di viale Pietro Nenni, ospita 15 minori.
5 di loro in questo mese di gennaio sono divenuti maggiorenni e quindi è giunto il tempo di lasciare il centro per essere trasferiti a Palermo, anche se a dirla tutta né a Palermo né altrove ci sarebbero dei posti disponibili pronti a ospitarli. Ci sarebbe una lista d’attesa di un centinaio di persone.
Il problema riguarderebbe soprattutto il rilascio di alcuni documenti. Da diverso tempo molti di loro, qualcuno anche da circa un anno, attendono il rilascio di importanti certificati da parte della Commissione Terrotoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale.
La Commissione si occupa di esaminare le domande d’asilo, di garantire protezione in Italia a chi fugge da guerre e persecuzioni e di rimandare invece in patria chi risulta essere semplicemente un immigrato irregolare.
E purtroppo la Commissione, oberata dalla mole di lavoro, non è ancora riuscita a predisporre i documenti per gli ospiti di questo centro.
La paura più grande per questi giovani è che a seguito dello spostamento debbano ricominciare la fila, perdendo ulteriore tempo per la concessione dei documenti necessari.
A nulla è servito l’intervento degli stessi gestori del centro di accoglienza e del mediatore culturale che ha cercato di spiegare che, anche a trasferimento avvenuto, l’iter degli incartamenti procederà ugualmente.
Sono dovuti intervenire anche i Carabinieri di Favara, di Agrigento e del Nucleo radiomobile di Agrigento che solo dopo un po’ sono riusciti a farsi ricevere dagli ospiti che avevano occupato la struttura, impedendo l’ingresso anche agli stessi gestori.
L’intento della protesta era quello di spingere la Commissione a riunirsi per ottenere quanto promesso dalla legge. Qualche malumore sorge in riferimento anche al pocket money (circa 1,50 euro al giorno) che i gestori della struttura non potranno più anticipare agli immigrati divenuti maggiorenni, e quindi non più a loro affidati.
I ragazzi, ci dicono i gestori della struttura, sono stati quasi tutti sempre molto educati. Avevano anche preannunciato questo stato di agitazione che era inizialmente stato previsto per lunedì prossimo.
Ieri sera poi la decisione di anticipare il tutto alla giornata di oggi, venerdì. Per gli utenti, tutti di religione musulmana, il venerdì è il giorno da dedicare alla preghiera, una sorta di domenica per i cristiani.
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