L’uomo forte di Forza Italia in Sicilia torna allo scranno più alto dell’Ars dopo avere ricoperto lo stesso incarico tra il 2006 ed il 2008. Come detto, ce l’ha fatta al terzo tentativo. Ieri infatti i primi due non andarono a buon fine, complici due franchi tiratori del centrodestra che avevano spostato i già precari equilibri della maggioranza.
Nel secondo scrutinio, in particolare, Miccichè mancò la presidenza per un solo voto. Di voti ne servivano 36, dalla maggioranza ne dovevano arrivare 35 ma ne emersero solo 33, controbilanciati dai voti dei due deputati di Sicilia Futura Tamajo e D’Agostino.
Oggi, per il terzo scrutinio, al candidato ufficiale del centrodestra serviva la maggioranza assoluta dei presenti, cioè 35 voti. Risultato che si poteva raggiungere con i soli deputati della maggioranza ma superato di altre 4 preferenze, provenienti dal PD e da Sicilia Futura, segno che un accordo con l’opposizione è stato raggiunto.
A dire il vero, i lavori per il terzo scrutinio hanno avuto toni tutto fuorché pacati. Ad infiammare gli animi il gesto del deputato dell’Udc, Giovanni Bulla, che prima di depositare la propria scheda nell’urna – ricordiamo che il voto è segreto – l’ha mostrata. Da qui una accesa polemica che ha portato al presidente di turno, Alfio Papale, prima a richiamare inutilmente all’ordine i presenti in Sala d’Ercole, poi a sospendere la seduta e riunire l’ufficio di presidenza per prendere una decisione sul caso. Alla fine, la decisione è stata quella di annullare la votazione e ripeterla da capo.
Il risultato finale ha comunque visto vincitore Miccichè; seconda in classifica la capogruppo dell’Udc, Margherita La Rocca Ruvolo, votata in massa dagli onorevoli grillini.
Il nuovo assetto politico della Sicilia continua a prendere forma, dopo la giunta del governatore Musumeci, la Trinacria conosce adesso anche il suo presidente dell’Ars.
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