Si è spento alle ore 3.37 nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma il boss di Cosa nostra Totò Riina, il ”capo dei capi” che ieri aveva compiuto 87 anni. Operato due volte nelle ultime settimane, dopo l’ultimo intervento era entrato in coma.
Per la salma è stata disposta l’autopsia, spiegano dalla Procura di Parma, perché si è trattato ”di un decesso avvenuto in ambiente carcerario e che quindi richiede completezza di accertamenti, a garanzia di tutti”.
E in carcere, in regime di detenzione 41 bis, Riina lo era da 24 anni ma, nonostante tutto, era ancora considerato da molti il capo di Cosa nostra. Il boss mafioso era malato da tempo e negli ultimi mesi l’aggravarsi delle sue condizioni di salute avevano spinto i suoi legali a chiedere un differimento di pena. Un caso che era stato portato all’attenzione nazionale ma che vide l’istanza rigettata dal tribunale di Sorveglianza di Bologna.
Poco prima del decesso, quando ormai erano chiare le condizioni critiche di Riina, il ministro della Giustizia ha concesso ai familiari un incontro straordinario con il congiunto.
Salvatore Riina, il corleonese che dichiarò ”guerra allo Stato”, stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi, tra le quali gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino.
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