A segnalare il danneggiamento della stele, alla vigilia del 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio, sarebbe stato un operaio. Secondo le prime ricostruzioni pare che qualcuno abbia usato un oggetto pesante – forse una pietra o un martello – per spaccare in due il cerchio con su scritto ”A Rosario Livatino…”, facendo saltare la parte superiore e con essa il nome del magistrato.
Dalla Questura si stanno occupando dei dovuti accertamenti sul caso.
Stamattina sul posto si è recato il Prefetto di Agrigento Nicola Diomede, insieme ai rappresentanti di Polizia e Carabinieri. Tutti hanno condannato fortemente il gesto. Il Prefetto inoltre chiederà alla C.n.c. di Ravenna, che si sta occupando dei lavori di raddoppio della 640, di illuminare la zona e di dotarla di impianti di videosorveglianza.
Intanto l’associazione nazionale dei Magistrati e le associazioni ”Amici del giudice Rosario Livatino”, ”Tecnopolis” e ”Strada degli scrittori” si sono rese disponibili a ristrutturare il monumento.
La notizia del danneggiamento della stele sta facendo parlare di sé in tutta Italia. Diversi i commenti di condanna. ”Dietro il vile atto di infrangere il monumento al giudice di Canicattì – scrive l’arcivescovo di Agrigento e cardinale Francesco Montenegro – si nasconde quella logica mafiosa che tanto male ha fatto al nostro territorio. Siamo consapevoli che ci sono ancora persone e sistemi di potere che lavorano per distruggere il bene. A queste persone vogliamo dire con chiarezza che il loro modo di ragionare e di fare è fuori dal Vangelo e, pertanto, loro stessi sono fuori dalla chiesa; a queste persone vorremmo giungesse il grido di dolore di tanti genitori che – come quelli di Livatino – hanno dovuto piangere i loro figli innocenti, nella speranza che quelle lacrime li convincessero a fermarsi. Basta! – aggiunge Montenegro – Basta con i reati contro la giustizia! Basta con il sangue innocente! Basta con la cattiveria usata nei confronti di chi vuole lavorare onestamente!”. L’appello del cardinale giunge anche a quanti credono nella giustizia, affinché traggano esempio da Livatino per essere essi stessi monumento vivente della giustizia, lontani da logiche omertose e mafiose.
A commentare l’atto barbarico sui social anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. ”Onore alla memoria oltraggiata del giudice Livatino – scrive il premier. Italia unita alla vigilia dell’anniversario della strage di via D’Amelio”.
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